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Francesco Cecchini. Paraguay, una isla rodeada de tierra 
Ancora sul massacro di Curuguaty, per informare della condizione dei contadini senza terra in tutto il continente latinoamericano
© REUTERS/ Jorge Adorno (da: mundo.sputniknews.com)
© REUTERS/ Jorge Adorno (da: mundo.sputniknews.com) 
19 Luglio 2016
 

In generale.

Il Paraguay è uno dei fronti caldi e sanguinosi, in America Latina e nel mondo intero, delle lotte per il diritto dei contadini sem terra alla terra. Dopo la guerra, che causò un vero e proprio sterminio, che Argentina, Brasile e Uruguay fecero al Paraguay a metà del’800 per distruggere l’avvio dell’industrializzazione del paese che entrava in contraddizione con gli interessi di Sua Maestà britannica, furono concesse vaste fette del paese a grandi gruppi dei paesi vincitori. Inizio così lo spoglio della terra coltivabile ai danni dei contadini che da sempre le possedevano. Questa situazione si aggravò nella seconda metà dell’900 con l’arrivo di famiglie e gruppi economici brasiliani che espropriarono illegalmente, ma con la connivenza della dittatura di Stroessner, le migliori terre rimaste. Uno dei temi forti che portarono per la prima volta al potere un esponente dei settori popolari, l’ex vescovo Fernando Lugo, è stata proprio la promessa di attuare una riforma agraria che potesse ridare dignità e terra da lavorare alle centinaia di migliaia di contadini senza terra, costretti ad emigrare nella vicina Argentina o a sottostare a condizioni di lavoro di tipo feudale.

Lugo fu rovesciato prendendo spunto dall’assassinio a Curuguaty di 11 campesinos e 6 agenti polizia avvenuto il 12 giugno 2012. Il golpe contro Lugo avvenne una settimana dopo.

La questione della terra in Paraguay e America Latina è come un fiume carsico, che all’improvviso emerge con forza laddove i contadini continuano a vivere in condizioni sub umane. In Paraguay, malgrado numeri di crescita economica, si lotta e si muore ancora per un pezzo di terra.

 

Precedenti.

Il conflitto, culminato con il massacro di Curuguaty, iniziò circa 7 anni fa. Il giornalista Pablo Medina Velasquez, poi assassinato il 16 ottobre 2014, raccontò le azioni dello Stato paraguayano per recuperare i 2.000 ettari di terra conosciuta come Marina Kue, parte di 50.000 ettari dell’impresa Campos Morombi. Da allora vari gruppi di campesinos hanno tentato di invadere questa terra.

Il 21 luglio 2005 Pablo Medina pubblicava un articolo dove informava dell’intenzione sel senatore colorado Blas N. Riquelme di incorporare defiitivamente alla sua proprietà 2.000 ettari, che già sfruttava da anni, tra le provincie di Canindeyú, Alto Paraná e Caaguazú. Questa parte di propietà era stata donata allo stato da Industrial Paraguaya e ne traeva beneficio la Marina Paraguaya da qui il nome “Marina Kue”. Da allora gruppi di campesinos informati delle manovre della famiglia Riquelme iniziarono sistematiche invasioni per appropriarsi di Marina Kue con lo scopo di farsi assegnare 10 ettari a famiglia. Allo stesso tempo la Procura Generale della Repubblica del Paraguay tentava di far assegnare questa terra allo stato che subiva anche un’intensa deforestazione, raccontato dal Pablo Medina in un articolo del 6 febbraio 2009. Un anno dopo il giornalista riportava un ulteriore sgombero che riguardava 45 famiglie.

Vi furono anche delle illegalità, denunciate da Pablo Medina Velasquez che per questo venne ucciso dalla criminalità organizzata, forse dal narcotraffico.

Questi, a grandi linee, sono i precedenti del massacro di Curuguaty.

Tutta la vicenda, assassinio di 11 campesinos, di 6 agenti di polizia, istruttoria, accusa, e processo, è stata raccontata in precedenti articoli, e precisamente:

»» Curuguaty, una ferita nelle vene aperte dell’America Latina (Pressenza, 21/06/2015)

»» Massacro di Curuguaty: ennesimo atto di una tragedia paraguaiana (Pressenza, 17/10/2015)

»» Massacro di Curuguaty: processo o annullamento (Pressenza, 01/02/2016)

»» Paraguay, tierra golpeada (Pressenza, 16/05/2016)

La condanna, annunciata fin dall’inizio della vicenda processuale, è stata descritta in dettaglio nell’articolo pubblicato su queste pagine il 12 luglio scorso (correlazione in calce, ndr).

 

Lettura completa della sentenza.

Lunedi 18 luglio nel Palazzo di Giustizia di Asunción è stata letta, alla presenza dei giudici Ramón Trinidad Zelaya, Benito González e Samuel Silvero, la sentenza integrale. 2.312 pagine, che cerco di sintetizzare.

La prima parte riguarda l’invasione di Marina Kue, che viene definita proprietà di Campos Morumbí SA. Viene anche sottolineato che Marina Kue è stata oggetto di molteplici e costanti invasioni. Viene affermato che il 16 maggio 2016 una trentina di persone incappucciate entrarono in una casetta di Campos Morumbí con armi da fuoco e armi contundenti. Si comportarono violentemente, obbligarono gli incaricati a uscire e rubarono loro oggetti di loro proprietà. Si racconta che il 23 maggio agenti di polizia tentarono di dialogare con questo gruppo e vennero accolti anche da donne e bambini, ma sempre armati. Il gruppo era capeggiato da Rubén Villalba. La sentenza sottolinea che non sono state prodotte prove che smentiscono questa accusa e che uno dei fatti degni di punizione è l’invasione illegale di una proprietà di Campos Morombí. Sempre secondo la sentenza furono 150 persone che invasero Marina Kue e realizzarono lavori di deforastazione e pulizia. I campesinos inoltre si organizzarono per controllare con la forza l’ingresso alla proprietà. Sempre si è distinto come leader Rubén Villalba.

In quanto al fatto che furono investigati le morti dei poliziotti e non dei campesinos viene sottolineato che questi si disposero a “U” per imboscare gli agenti.

Le autopsie eseguite nei corpi dei poliziotti hanno rivelato che i proiettili erano quelli dei fucili, escoptetas, dei campesinos.

L’accusa si basa sulla testimonianza dei poliziotti che hanno affermato che mentre un campesino si alzava e sparava, un altro s’inginocchiava e sparava. Avevano la faccia coperta e dipinta ed erano addestrati militarmente.

Con enfasi si è ripetuto l’elenco di condannati e condanne: Rubén Villalba: 30 anni di prigione, più 5 anni di libertà vigilata. Luis Olmedo: 20 anni. Arnaldo Quintana: 18 anni. Néstor Castro Benítez: 18 anni. Lucía Agüero Romero: 6 anni. Maria Fani Olmedo: 6 anni. Dolores López Peralta: 6 anni. Felipe Benítez Balmori: 4 anni. Juan Carlos Tillería: 4 anni. Alcides Ramón Ramírez: 4 anni. Adalberto Castro Benítez: 4 anni.

 

I processi per il massacro di Curuguaty continuano.

Il 18 luglio è anche iniziato a Salto del Guairá, capitale del dipartimento de Canindeyú a un’adolescente, minore d’età al tempo del massacro. Le accuse sono le stesse: invasione di proprietà privata, associazione criminale e omicidio colposo.

La ragazza è difesa direttamente dalla Coordinadora de Derechos Humanos del Paraguay. Il famigerato pubblico accusatore Jalil Rachid l’ha accusata, assieme ad altre donne, di aver creato con il figlio in braccio, dolosamente, un ambiente di falsa fiducia per favorire l’imboscata dei campesinos agli agenti di polizia. La difesa sostiene che alla ragazza minore d’età non è stata fatta una valutazione dello stato psicologico e che questa grave omissione è sufficiente per annullare il processo. Durante l’istruttoria fu oggetto di un trattamento discriminatorio e di pressioni per accusare Rubén Villálba.

 

Conclusioni.

La mancanza sostanziale di prove, le contraddizioni dei testimoni, le bugie dell’accusa sono stati raccontati in dettaglio in precedenti note, di cui sono stati segnalati i link.

La lettura completa della sentenza conferma il carattere politico di questa, come fu politico il massacro utilizzato per destituire l’allora presidente Fernando Lugo. Ë indicativo che questa abbia ottenuto l’approvazione entusiasta dell’Asociación Rural del Paraguay, dell’Unión Industrial Paraguaya e di altre organizzazioni padronali. La condanna serve innanzitutto a chiudere definitivamente il caso del golpe del 2012 contro l’ex presidente Lugo. Dopo questo il Paraguay ha sofferto problemi internazionali, rapporti con il Mercosur, condanne di leader europei per esempio, che ora sta recuperando contando anche di questa condanna.

La difesa ricorrerà senz’altro in Corte d’Appello.

La sentenza è stata accolta da proteste dentro e fuori l’aula del tribunale. Giovedì scorso vi è stata ad Asunción un corteo massivo di protesta (foto). Le mobilitazioni continueranno nel paese e in America Latina, ma è importante che vi siano prese di posizioni internazionali ovunque, a tutti i livelli. La vicenda è, come detto all’inizio della nota, quella della condizione generale dei contadini senza terra in tutto il continente latinoamericano e non solo.

Di mobilitazioni, prese di posizioni nazionali paraguaiane e internazionali, del processo alla campesina adolescente e del ricorso in Corte d’Appello è importante continuare a informare.

 

Francesco Cecchini


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