Il devastante incendio del 30 giugno che ha distrutto l’impianto di trattamento meccanico biologico (TMB) all’interno della discarica intercomunale di Pontina Ambiente a Roncigliano di Albano Laziale e a cui è seguito ieri sera, sabato 16 luglio, un nuovo focolaio tra i rifiuti semi-bruciati che i vigili del fuoco avevano ammassato nel piazzale due settimane fa, non è che l’ultimo di una serie di eventi inquinanti che si succedono da decenni e stanno minando pesantemente la salute della popolazione e lo stato dell’ambiente circostante. Mentre la Procura di Velletri indaga alla ricerca di responsabilità per il mancato funzionamento dell’efficientissimo impianto antincendio, è agli atti che nel complesso impiantistico nulla funzionava a norma.
Un anno fa l’Arpa Lazio ha avuto bisogno di ben 40 pagine per elencare le decine di irregolarità e violazioni dell’Autorizzazione Ambientale (AIA) rilasciata nel 2009 per realizzare tre anni dopo l’ottava buca (VII invaso), malgrado sia visibile a tutti che l’orribile collina è stata innalzata fuori legge a soli 170 metri dalla case del Villaggio Ardeatino. Inevitabilmente sono quindi emersi ritardi e responsabilità regionali e/o comunali per mancati controlli, inesistente normativa sugli odori, mancata caratterizzazione idrogeologica e gravi carenze/irregolarità della stessa AIA.
Il 14 luglio 2016 a due settimane dall’incendio Arpa Lazio ha certificato che dalla centralina posizionata il primo luglio sulla scuola elementare di via Pantanelle NON risultavano superamenti dei limiti di diossine e inquinanti vari. Peccato che il vento da quella sera del 30 e per molte decine di ore successive avesse spirato in direzione opposta (sud-ovest). I segni inequivocabili sul terreno, l’odore pungente di plastica bruciata, le particelle nerastre su panni stesi e sui balconi raccontano un’altra storia e sono tragicamente reali.
Sono anni e anni che la discarica puzza in modo intollerabile e diffonde patologie e veleni nell’aria. Sono cinque anni di fila che le falde acquifere sotto la discarica sono inquinate da idrocarburi cancerogeni (1,2 dicloro-propano) e metalli. Sono le stesse falde che uscendo dalla discarica attraversano i villaggi limitrofi in Comune di Ardea e portano a valle il loro carico inquinante. Lo stesso Comune che vergognosamente continua a tenere le popolazioni dei villaggi Ardeatino, Valla Gaia e altri senza acquedotto pubblico e senza fognature, malgrado sempre quel Comune ospiti nel suo territorio il mega depuratore delle acque reflue dei Castelli Romani.
Per tutte queste ragioni abbiamo raccolto in due assemblee pubbliche il 14 e 15 luglio a Montagnano e Albano oltre cento firme in calce a una lettera che nei prossimi giorni inoltreremo alla Regione Lazio, Dipartimento Territorio, Area Rifiuti e al Comune di Albano Laziale. La lettera, riassumendo le criticità intollerabili prodotte dal complesso impiantistico di Pontina Ambiente, ne chiede l’immediata e definitiva chiusura, accompagnata dalla contestuale bonifica del sito e delle falde acquifere, mettendo fine a oltre trent’anni di disastri.
Coordinamento contro l’inceneritore di Albano
www.noinceneritorealbano.it