L’intervista di Otmane Aissaoui rilasciata ad Anais Ginori, su la Repubblica di sabato 16 luglio 2017, “L’imam di Nizza «Noi musulmani francesi uniti contro la violenza»” (qui in versione web, ndr) narra cose su cui sono perfettamente d’accordo.
Il mio interesse nel racconto sta nel segnalare l’origine zumera di im.am, ‘che venga (am) il Vento (im)’ espresso nel ruolo religioso narrato in arabo.
Ciò dico per insistere nell’espressione am.En, ‘che venga il Signore’, in zumero.
Mohammed, il killer di bambini, nonché della musulmana Fatima Charrihi, prima ammazzata nella strage, sarà stato “violento, depresso e pieno di debiti” (come dice Carlo Bonini a pag. 10) ma la trasformazione dei suoi demoni nell’orrore omicida richiede una spiegazione demoniaca, appunto, non solo per adesione linguistica formale.
Naturalmente, lo so bene, è ubbia corrente che i demoni siano un terrore del passato. Ed io non insisto più di tanto nel proporvi ba.bu.sat.an come lettura circolare di Antasubba, che l’archeologo siciliano Giuseppe Pettinato ci fece conoscere solo come il demone della perdita della conoscenza visto nel male, a suo dire, dell’epilessia.
Potremmo diagnosticare l’origine della malattia di Mohammed in una forma di pazzia. Pazuzu è il demone origine della parola paz-zia.
Il daesh è l’organizzazione che sta ancora insieme per motivi misteriosi; è fiaccata nella guerra in oriente, ma riesce ad alimentare emuli in occidente, magari senza averli direttamente organizzati.
Concludo con amEn, che venga il Signore. Lui fu obbligato a scappare in Egitto per evitare la strage degli innocenti perpetrata da Erode. Che ci soccorra, perché la resistenza di Hollande non ci rassicura abbastanza.
Carlo Forin