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Marco Lombardi. La guerra dei pazzi e quella dei savi
(Giannelli, ‘Corriere della Sera’, 16 luglio 2016)
(Giannelli, ‘Corriere della Sera’, 16 luglio 2016) 
16 Luglio 2016
 

È come se il mondo andasse troppo in fretta, tale e quale alla celebre vignetta di Mafalda: “Fermi tutti! Voglio scendere”.

Ma scendere non si può e se c'è una certezza è che la vita prevarrà comunque, lo farà, finché la materia di cui è fatto il pianeta avrà consistenza fisica, finché non spariremo tutti in un grande buco nero. Se un germoglio spunta anche tra le rocce più impervie, figurati tra i resti di Nizza e Parigi, tra le macerie di Aleppo e Raqqa. Il dolore si farà ricordo e prevarrà il presente, ovunque, anche se significherà voltare il capo dall'altra parte, suturare le ferite con il filo del benessere, chiudere tutti i propri averi in un sacco e cercare la salvezza altrove.

Questo non significa però restare alla finestra, filmare il carico del terrore che si schianta tra presunti innocenti, tirando un sospiro di sollievo per non essere tra loro. Presunti, sì, perché l'innocenza come la colpa sta nell'occhio di giudica e di giudici oggi ce ne sono milioni, anzi miliardi, con le loro prove raccolte tramite uno smartphone, con le loro certezze attinte dalla rete, dove le parole di un visionario valgono quelle di un saggio, dove non c'è confine tra la verità e la menzogna, dove tutto, ma proprio tutto, da verosimile diventa realtà.

Mi dispiace se ho mentito, ma rifarei tutte le mie scelte”. Così parlò Tony Blair, condottiero che ha condotto l'occidente in una guerra infinita, anello di una catena di decine di migliaia di morti in medio oriente. “Non mi dispiace di aver ucciso e lo rifarei”. Così parlerebbe il terrorista di Nizza, se potesse parlare. La differenza tra i buoni e i cattivi, quando c'è, sta tutta qui? Nello scusarsi, ma senza pentimento?

La vita avrà la meglio, ma se il mondo non frenerà e aumenterà anzi i suoi giri, finirà per far fondere il motore e si spera non si tratterà di fusione atomica. Nel frattempo quelle scuse non serviranno a convincere tutti e ci sarà sempre qualche pazzo, che solo o in compagnia, oggi in nome del califfato, ieri di Bin Laden e domani chissà di chi, imbraccerà il fucile, impugnerà il volante o una cloche e si prenderà la sua vendetta. Perché i pazzi e si badi che impazzire si può anche per amore, non temono di perdere la loro vita nel conflitto che li ha travolti, mentre i savi, quelli che si scusano, si affidano ai professionisti della morte, in carne e ossa o in chip e bulloni, per combattere la loro non guerra.

 

Marco Lombardi


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