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Marisa Cecchetti. “L’impiccione” di Francesca Bonelli Morescalchi
11 Luglio 2016
   

Francesca Bonelli Morescalchi

L’impiccione

Giovane Holden, 2016, pp. 336, €15,00

 

Se un libro sa destare curiosità e tiene il lettore attaccato alle pagine, senza dubbio qualche merito lo deve avere. È così per L’impiccione di Francesca Bonelli Morescalchi, viareggina che vive a Bergamo e “ama ridere, leggere, camminare per ore”. A conferma che ama ridere, e quindi far divertire anche i lettori, ci porta dentro una commedia -anche se lei si dedica alla scrittura in ogni sua forma- piena di intrecci e di ostacoli che svaniscono grazie a soluzioni inattese e chiarificatrici.

Il romanzo è un mosaico di personaggi ben definiti anche a livello psicologico, il cui percorso si incontra in situazioni fortuite e talora anche costruite ad hoc.

C’è Teseo, il giovane figlio di genitori fanatici della meditazione e di sistemi di vita alternativi, non ascoltato e non atteso nei suoi bisogni e sofferenze, cresciuto fondamentalmente solo, psicologicamente molto disturbato, sulla cui strada è comparsa Alice; c’è Tilde, la donna con un passato tragico, che ha scontato una colpa non commessa e vive da barbona; c’è il gruppo familiare del fruttivendolo napoletano Gennaro, colorito di gestualità e linguaggio, ricattato probabilmente dalla camorra, e ci sono personaggi di contorno ugualmente ben delineati.

Ma soprattutto c’è lui, il professor Potenti, critico d’arte, architetto e designer famoso, intorno a cui ruota un gruppo di giovani che lavorano ai suoi progetti, settantenne divorziato, molto interessato alla soluzione dei problemi altrui. Spinto da un forte senso di altruismo per le persone di cui individua le potenzialità e la fondamentale bontà, finisce per fare la parte dell’impiccione, perché non sempre uno desidera riportare a galla il passato, anche se l’intento di chi agisce è quello di cercare giustizia.

Se lui è mosso da spirito di altruismo ed è pronto ad aprire la porta a chi ha bisogno, sua figlia Sofia è una ragazzina piena di paure, fragile e facilmente manovrata da un arrampicatore sociale senza scrupoli, il suo fidanzato Maurizio. Questa coppia lavora contro le buone intenzioni del professore fino a creare intralci tali per cui le situazioni sembrano di non ritorno ed alimentano così la tensione narrativa.

Tra una preoccupazione e un sorriso si arriva al lieto fine, con una maggiore consapevolezza di sé in ogni personaggio, con la vittoria del bene e delle buone intenzioni, che appare come un’apertura alla fiducia ed alla speranza nonostante tutto.

 

Marisa Cecchetti


 
 
 
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