Ucciso dal razzismo. Ucciso dall’odio che sta inquinando le menti e i cuori di molti. Emmanuel Chidi Nnamdi, un giovane profugo nigeriano, è stato ucciso a mani nude da un coetaneo italiano che prima aveva coperto di insulti razzisti la moglie, Emmanuel Chinjere. Il trentaseienne, rifugiato presso la Comunità di Capodarco, a Fermo, è morto a seguito delle ferite riportate. Anche la moglie è stata picchiata.
La vicenda ha sconvolto per sempre la vita della coppia, che alle spalle ha una drammatica storia di persecuzione e dolore. Le loro famiglie sono state sterminate dalle milizie di Boko Haram e loro stessi erano stati aggrediti e picchiati selvaggiamente dai miliziani, tanto che la donna, che studiava medicina, ha perso il bambino che portava in grembo. Perseguitati perché cristiani, in una terra martoriata dalla guerra e dal terrorismo, aggrediti perché di colore, in un Paese dove speravano di cominciare una nuova vita.
La storia dei due giovani nigeriani l’ha raccontata in più occasioni la voce pacata e commossa di Suor Filomena Scrocca, una piccola suora che li assiste e che fa loro da insegnante di italiano. La coppia, infatti, con coraggio e grande dignità, portava la sua testimonianza in diverse occasioni, come marce per la pace e convegni; i due, ancora intimiditi dal parlare in italiano, lasciavano che fosse la religiosa a dare lettura della loro vicenda.
Per ben due volte a Civitanova ho avuto occasione di essere al fianco di questi due giovani nigeriani per portare la mia testimonianza sulla Siria, mentre loro raccontavano il calvario che hanno subito. L’ultima volta, il 2 giugno scorso, eravamo insieme per un incontro, con Claudia Koll, intitolato “Testimoni di misericordia”. Entrambe le volte ci siamo stretti la mano e abbracciati fraternamente, promettendo di continuare a lavorare per un mondo di pace e fratellanza. Ho scolpita negli occhi la loro immagine, così timidi, così dignitosi, così grandi da saper perdonare chi ha causato loro tanta sofferenza, così devoti da pregare ogni volta il Signore per un mondo di pace. Non mi capacito che un uomo così buono possa essere stato ucciso. Ucciso nel luogo dove in molti lo avevano accolto come una famiglia, dove era riuscito a sposare la sua compagna e dove sperava, semplicemente, di vivere.
Il sogno di vita di Emmanuel Chidi Nnamdi e della moglie è stato spezzato per sempre. Sembra che non esista un angolo di mondo dove questa coppia possa vivere in pace. Chi ha sterminato le loro famiglie in Nigeria e li ha costretti prima alla fuga in Libia, poi su un gommone diretto in Italia, li odiava perché diversi. Chi li ha insultati e aggrediti fino a provocare la morte di Emmanuel, li odiava per il colore della pelle, perché extracomunitari, perché diversi.
Ho appreso questa notizia dopo aver letto che le vittime dell’attentato di Dacca sono state barbaramente torturate, dopo aver saputo che i caduti italiani erano dieci e non nove, perché Simona Monti era incinta, dopo aver letto l’ultimo silenzioso bollettino di morte dalla Siria e mi sembra sempre di più di vivere in un mondo che non mi appartiene, che sembra aver perso per sempre la sua umanità.
Emmanuel Chidi Nnamdi è stato ucciso, lui che era testimone di misericordia, possa essere ora accolto dal Misericordioso, da Colui che invoco con tutta me stessa per far finire gli orrori di questo mondo.
Asmae Dachan
(da Diario di Siria, 6 luglio 2016)