Non so se vi è mai capitato di chiedere informazioni ad un Inglese per esempio su una strada o un museo o una piazza, per esempio: Where is Trafalgar Square?
L’Inglese fa di tutto per farvi capire che non capisce cosa gli chiedete, non fa il minimo tentativo di aiutarvi, né prova a ripetere le parole che voi dite, (sicuramente le dite in maniera scorretta, ma non così incomprensibile come la loro espressione rivela). Ripetutamente dice: What?
La sensazione, di voi che chiedete, è di assoluta umiliazione, quasi sino a sviluppare un senso di colpa che vi pervade istantaneamente; sperando di trovare qualcuno più disponibile, abbondonate il primo Inglese, che si allontana perplesso e indispettito e ne cercate un altro. Ma l’esperienza si rinnova: il secondo, il terzo avranno lo stesso atteggiamento, anche se voi vi sforzerete di migliorare la vostra performance e proverete a modificare la dizione. Alla fine vi imbatterete in un Inglese più paziente che, ripetendo le parole, a vostro avviso in maniera quasi identica a come voi pensate di dirle, dirà: …Ah, Trafalgar Square, e vi indicherà, anche a gesti, la strada. La diffidenza e l’assoluta mancanza di solidarietà da parte degli Inglesi saranno le sensazioni che vi rimarranno per la vita.
Qualche giorno fa è stato pubblicato sulla nostra rivista un breve articolo di Antonio Murulo, “Brexit, l’attualità del diritto umano alla conoscenza”, che mette in evidenza quanto la cattiva informazione e la falsa propaganda abbiano avuto un ruolo nella scelta degli Inglesi: se si diffondono informazioni che mettono la gente nelle condizioni di dovere scegliere tra l’assistenza sanitaria e l’assistenza ai migranti è ovvio che la gente, più la meno istruita, sceglie la prima. Perché non è detto che i cittadini siano “capaci e informati”, o forse sarebbe meglio che fossero capaci di scegliere tra informazioni di qualità. Ma come fare a divulgare di più le informazioni di qualità? O, come si fa a divulgare l’informazione... che, anche per le informazioni, esiste il concetto di qualità? e, a volte, le informazioni hanno la qualità della spazzatura. Non è facile, perché intervengono le regole di mercato: vengono diffuse di più le informazioni che portano più denaro nelle tasche di pochi, che governano il mondo dell’informazione.
Anche nel mondo della medicina la scarsa qualità dell’informazione produce vittime inconsapevoli e illeciti guadagni.
Se l’Europa avesse fatto una vera operazione di solidarietà tra i Paesi che ne fanno parte, compresa l’Inghilterra, unendoli tra di loro e facendo comprendere, divulgando informazioni di qualità, che il problema dei migranti è un problema di tutti e non esiste la scelta tra assistenza ai migranti e assistenza sanitaria, forse non saremmo a questo punto.
Il Cittadino informato correttamente su cosa sarebbe successo col Brexit, non avrebbe votato così! Ma l’Europa quanto ha investito su una campagna di questo tipo? Quanto investe per fare capire che è meglio restare uniti, e contrastare con tutte le forze la falsa propaganda di alcuni politici. Sicuramente poco!
Il diritto umano alla vera conoscenza delle cose e dei fatti è oggi, forse, il più violato dei diritti nel mondo capitalista, ma trovare la soluzione contro la divulgazione di falsi miti (che hanno rapida presa nei soggetti più fragili) è impresa difficile.
Forse un atteggiamento un po’ più umile da parte degli Inglesi, che mai sono stati veramente Europei, e una maggiore investimento da parte dell’Europa per curare la qualità dell’informazione, avrebbero potuto sortire un effetto diverso.
Se oggi, un cittadino Inglese, in maniera rigida, poco solidale, ancora con la sua elegante Sterlina in tasca, vi chiedesse, in perfetta e stretta lingua Inglese, cosa ne pensate della decisione di abbandonare l’Europa, forse la risposta più spontanea sarebbe: What?
Linda Pasta