Presentazione di Domingo de Revolución giovedì 30 al Centro Culturale Spagnolo di Miami
Il romanzo affronta la censura e l'opportunismo degli intellettuali
Guerra sarà accompagnata da Ramón Fernández Larrea, anche lui scrittore
Una giovane scrittrice di poesie perde i suoi genitori in un “incidente” da cui lei riesce a salvarsi ed è convinta che si tratti di una circostanza organizzata da agenti segreti del governo, per “zittirli” a proposito dei veleni inoculati agli oppositori della rivoluzione nei laboratori medici cubani. Inizia così il romanzo Domingo de Revoluciόn (Anagrama, 2016) della scrittrice Wendy Guerra. La trama si intesse tra Barcellona, Madrid, Città del Messico e, ovviamente, L’Avana e New York… ma non tutto è come sembra.
Cleo, la protagonista, è una “cacciatrice di premi”; nuova categoria tra gli intellettuali cubani, specie i giovani, che cerca di identificare gli scrittori che inviano in maniera febbrile le loro opere a concorsi di tutto il mondo per farsi conoscere. Le case editrici cubane più importanti, che ovviamente hanno sede nella capitale del paese, non perdono tempo con la pubblicazione di scrittori novelli. I loro spazi sono riservati alle “mucche sacre”, i pluripremiati e i morti. Perciò i giovani si lanciano nei concorsi, e non solo nel tentativo di far conoscere la loro opera, ma anche per il sostegno economico che vincere un premio presuppone; è questo il carburante per continuare a scrivere e poter vivere, o per lo meno sopravvivere.
“La censura e il censore a Cuba hanno un maritaggio singolare. Nessuno sa chi ti valuta e nessuno saprà mai perché questo sconosciuto ti ha censurato”, dice Cleo filosofando su un altro dei mali di cui gli intellettuali cubani soffrono, e continua a domandarsi e a riempirsi di dubbi: “Puniscono te o i tuoi libri? Sono le tue idee o il tuo atteggiamento a essere censurati? Sei tu la perseguitata o in realtà ti stanno perseguitando per le tue idee? Quali idee? La poesia è un pericolo reale per questo paese? Non starai perseguitando te stessa?”
Domingo de Revolución è il libro del dubbio, ma non del dubbio interiore e shakespeariano, proprio dell’uomo che vuole andare oltre i suoi limiti. È il libro del dubbio acerrimo su tutto ciò che ti circonda, perfino verso te stesso e verso tutti quelli che ti circondano, in qualunque senso. Pagine che tratteggiano alla perfezione il sentimento costante di persecuzione di quelli che hanno vissuto nel mirino del “sistema”, della polizia politica che si nasconde dietro la censura letteraria.
Guerra (L’Avana, 1970) presenta il romanzo giovedì 30, alle 20, al Centro Culturale Spagnolo di Miami (CCEM). Incaricato delle parole di presentazione e di intrattenere un dialogo con la scrittrice residente sull’isola, lo scrittore cubano Ramόn Fernández-Larrea.
Guerra è una testimone oculare del deterioramento del suo paese, e per questo fin dal suo primo romanzo, Todos se van – vincitore del Premio Bruguera 2006 –, racconta passo dopo passo come va profilandosi il finale dell’utopia rivoluzionaria.
Non è lei la prima in questa battaglia, diversi scrittori da diversi anni scrivono del fenomeno vertiginoso della depauperazione cubana, ma ciò non toglie a nessuno il coraggio di ripeterlo, persino di aggiornarlo; solo così si riceverà l’attenzione necessaria. E Wendy va nel dettaglio: “Le parolacce e i colpi duri fanno parte del paesaggio, le acque fognarie aprono un fossato tra due marciapiedi, e la musica batte rivaleggiando e vincendo il silenzio o le buone maniere… L’Avana inizia a essere il tuo nemico, i suoi abitanti, i suoi disagi, l’impossibilità di stare bene, tutto contro è contro di lei”.
Ena Columbié
(da el Nuevo Herald, 27 giugno 2016)
Traduzione di Silvia Bertoli