Grazie alle oltre 600 firme raccolte e al prezioso lavoro dei consiglieri comunali Valenti e Catonini anche a Sondrio ora c’è il registro per le d.a.t.
Venerdì scorso il Consiglio comunale di Sondrio ha approvato l’istituzione del registro del testamento biologico per i cittadini del capoluogo valtellinese. Radicali Sondrio, forte delle oltre 600 firme raccolte in merito all’appello rivolto allo stesso ente istituzionale per l’avvio di una discussione sul fine vita, non può che ringraziare il prezioso lavoro di collaborazione svolto in questi mesi dalla consigliera Pd Floriana Valenti e dal gruppo consigliare di Sondrio Città ideale (in particolar modo da Pantaleone Catonini e Marco Racchetti).
Il 19 gennaio scorso, per conto di Radicali Sondrio, Gianfranco Camero e Giovanni Sansi hanno consegnato al presidente del Consiglio comunale, Carlo Zanesi, 643 firme in calce all’appello per l’istituzione del Registro dei testamenti biologici: tra i sottoscrittori figuravano ben 17 consiglieri di maggioranza e tre di minoranza, oltre al senatore valtellinese della Lega Nord Jonny Crosio. L’approvazione di un registro sulle disposizioni anticipate di fine vita a Sondrio è però solo un tassello in più verso il pieno riconoscimento del diritto di libera scelta.
«Siamo contenti che anche a Sondrio sia finalmente stato approvato il registro del testamento biologico, per il quale tra l’altro abbiamo raccolto più di 600 sottoscrizioni tra i valtellinesi, ma non è questo il momento di interrompere la richiesta di diritti civili in un Paese in cui le libertà individuali sono ancora ridotte al lumicino», commenta Claudia Osmetti, membro valtellinese del Comitato nazionale di Radicali Italiani ed esponente di Radicali Sondrio: «Ci auguriamo che altri comuni della provincia seguano l’esempio del capoluogo e degli oltre 150 municipi che in Italia si sono già dotati di un ufficio per le Dat, rendendo operativo il registro per il testamento biologico per quasi 15 milioni di italiani a livello locale, che rappresentano circa il 24% della popolazione. Un diritto che vale solo per qualcuno, però, non è un diritto: è un privilegio. Ecco perché la vera urgenza è quella di una legge nazionale che regolamenti l’intera materia».