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Lidia Menapace. La banalità
14 Giugno 2016
   

Ero in treno pochi giorni addietro, salita a Milano per andare a Pescara con una freccia Milano-Lecce; provenivo da Pavia, dove avevo tenuto un dibattito il giorno prima e a Pescara mi avrebbero “raccattato” dei compagni per accompagnarmi a Chieti per un altro incontro; niente di speciale, in queste settimane la mia attività è piuttosto frequente e compatta, sicché passo molto tempo in treno; la cosa non mi stanca, ne ho una ormai antica abitudine. Anzi si sa che sono molto contenta e mi affatico pochissimo se posso fare il “FAGOTTO”, cioè - una volta arrivata - affidarmi a chi mi attende, che mi porti qua e là, dicendomi 'adesso parla, adesso balla, adesso canta, adesso andiamo al paese vicino, ora puoi sederti a tavola, ora puoi andare a dormire ecc.': questo scaricarmi di tutte le piccole incombenze organizzative e personali per me è un gran sollievo e sono gratissima a compagne e compagni che se ne fanno carico.

Questa volta il treno era affollatissimo, quasi non vi erano posti, viaggiano molti e molte in treno. E non saranno mai ringraziate abbastanza le cortesi avvertenze che vengono date in partenza dalle principali stazioni, di spegnere i cellulari e abbassare la voce per non disturbare gli altri passeggeri (ci chiamano “clienti”, che non mi piace, ma insomma non si può aver tutto dalla vita). Le avvertenze non sono molto rispettate e specialmente i cellulari sono perennemente usati da persone che conversano chiacchierano si fanno confidenze intime a voce spiegata, insomma lo spreco di parole è molto elevato e si fa fatica a non ascoltare discorsi per lo più scemi, il silenzio sarebbe gradito, ma non si può aver tutto dalla vita, come dicevo poc'anzi, a me non è difficile concentrarmi su qualcosa di interessante per rispondere a domande che hanno bisogno di riflessione per trovare risposta, oppure osservare il paesaggio che corre veloce. Ormai so che non vedrò nemmeno un papavero nei campi, solo striscioline lungo i binari, la campagna è molto lussureggiante, ha piovuto e il fogliame è bello, anche se il paesaggio è più monotono senza papaveri: è solo verde giallo e bianco, peccato, di ciò ho già scritto e pensato. Se la lotta contro il ttipp ci consentirà di sottrarci alle schifezze alimentari geneticamente modificate, che gli USA ci scaricheranno addosso, sarà un bel giorno. Osservo che alquante signore ben pettinate e vestite alla moda si fanno il segno di croce alla partenza e varie volte nelle stazioni, non vedevo niente di simile da tempo. Una signora che va a Brindisi alza la voce e declama il suo punto di vista con assoluta e convinta fermezza. “tutto è destino, tutto” e fa elenchi di cose casuali che sottolinea essere invece prescritte. Non essendovi alcuna incrinatura o dubbio nelle sue convinzioni, non c'è nulla da discutere, Ma lei trova invece modo di chiedermi quanti anni ho, si felicita e commenta le mie decisioni, mi appioppa come figlia che mi accompagna -alla mia età!- la signora seduta sul sedile accanto al mio, ci siamo viste la prima volta alla partenza, ma secondo lei c'è una certa somiglianza tra noi. Non tace mai, offre a tutti di andare al bar a prendere il caffè per chi lo volesse, distribuisce raccomandazioni alle giovani madri organizzatissime, per tenere ancor più a freno i piccoli che in treno si divertono molto, ma ogni tanto fanno un po' di capricci.

Una noia! quando mi interpella dico con dolce fermezza che non accetto di discutere con chi ha convinzioni indiscutibili e mi guarda stranita, e continua, informando tutta la vettura quanti anni ho e che viaggio sola, per fortuna c'è chi mi aspetta.

 

Sulla banalità del male sappiamo tutto, ma la banalità del bene, gente mia!, che peso! che strazio! che noia! Non so più pensare, mi conviene appisolarmi, lasciare che blateri. Arriverò a Pescara finalmente.

 

Lidia Menapace


 
 
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