Le parole farneticanti del capo della Cei Bagnasco sulle unioni civili e la pratica cosiddetta della “maternità surrogata” cadono a 35 anni esatti dal referendum con cui il 17 maggio del 1981 gli italiani confermarono la legge 194 sull'aborto. Una ricorrenza che dovrebbe servire da lezione a chi, come Bagnasco, parla del riconoscimento dei diritti come fossero una sciagura. È chiaro a tutti che il furore ideologico e i divieti liberticidi non hanno mai impedito alla società di evolversi. Hanno invece allontanato i cittadini dalla politica e anche della Chiesa. Per questo, invece di criminalizzare la gravidanza per altri, che permetterebbe nuove nascite e quindi anche nuove famiglie, ci si impegni per l'approvazione anche in Italia di una buona legge che regolamenti questa tecnica di fecondazione nel rispetto dei diritti di tutti.
Filomena Gallo
segretaria Associazione Luca Coscioni