Migliarino (Ferrara) ricorda Ludovico Ariosto non solo “per fare memoria dei 500 anni della prima edizione dell’Orlando Furioso” ma, soprattutto, perché il grande poeta è stato cittadino di quelle terre. Più precisamente come ricorda la bella targa posta alla Pieve di Fiscaglia di Migliarino “Ludovico Ariosto deposto l’ippogrifo alato con rusticana saggezza resse in temporalibus questa storica Pieve di Fiscaglia (1511-15) trasmettendola poi a membri di Sua casa”. E la storia vuole che fra i membri di casa sua (di sangue suo) figurasse anche un figlio concepito con una signora del luogo. Ariosto fu enfiteuta ed ebbe quindi il beneficio economico del terreno annesso all’antica chiesa pievana, di proprietà della diocesi di Cervia, operazione favorita dal cardinale Ippolito d’Este.
La manifestazione si apre con la mostra di Maria Paola Forlani “L’Orlando Furioso a Migliarino”, (aperta fino al 21 maggio 2016) che dopo la memorabile esposizione alle Gallerie d’Arte Moderna di Palazzo dei Diamanti del 1974, che vedeva una giovanissima artista, appena uscita dall’Accademia di Belle Arti di Bologna, che presentò un “Orlando Furioso” dispiegarsi nelle ampie sale delle gallerie ferraresi in una sequenza di arazzi “fabulistici” realizzati con una grafica magistrale.
In un percorso che ricorda la sua attività di pittrice di scena nel film I Cavalieri che fecero l’impresa di Pupi Avati, l’esposizione presenta un suggestivo paravento-scenografico che esalta i tre poeti ferraresi: Boiardo, Ariosto e Tasso.
Le ultime opere di Maria Paola hanno abbandonato le sue calme evocazioni medievali o quelle miniaturistiche che facevano parte del suo vissuto, per dar posto solo al colore che assume un significato aggressivo, d’origine quasi fauve. Il colore diventa segno, espressione, vive in un ambiente naturale sconvolto da un immane cataclisma, di battaglie, di duelli e passioni e che distorce le bordature laterali dello spazio, piega i cieli e la natura circostante. Non è una forzatura. Annullare le leggi fisiche della forza di gravità, annullare gli equilibri di verticali e orizzontali è uno strumento tipicamente della libertà dell’artista per far sentire che le leggi matematiche eterne vivono soltanto al di fuori dell’uomo.
Nel Duello tra Rodomonte e Acheronte il colore diventa azione, istintivo più che casuale e crea impulsi profondi nella definizione dello spazio. In quest’opera vediamo almeno due tipi di macchie colorate: velature espanse e trasparenti che introducono nella superficie della tela un senso di profondità di sfumature fluttuanti e vagamente stratificate per il colore che si fa materia.
E due e tre volte ne l’orribil fronte,
alzando, più ch’alzar si possa, il braccio,
il ferro del pugnale a Rodomonte
tutto nascose, e si levò d’impaccio.
Alle squallide ripe d’Acheronte,
sciolta dal corpo più freddo che ghiaccio,
bestemmiando fuggì l’alma sdegnosa,
che fu sì altiera al mondo e sì orgogliosa.
(XLVI, 101 – 40)
Anna Coen