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Immigrazione: problema o opportunità? Presentato il 4° Rapporto sull’immigrazione straniera nella provincia di Sondrio
25 Novembre 2006
 
Si è svolta mercoledì 8 novembre presso la Sala Consiliare di Palazzo Muzio la conferenza di presentazione del quarto rapporto dell’Osservatorio provinciale sull’immigrazione, curato dalla Provincia di Sondrio e dalla Fondazione ISMU – Iniziative e studi sulla multietnicità.
Relatori, il Prefetto di Sondrio Sante Frantellizzi, la responsabile ISMU del progetto Valeria Alliata, in rappresentanza del presidente della fondazione Paolo Ranieri, l’assessore provinciale alle Politiche Sociali Laura Carabini e Alessio Menonna, dell’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità.
Nell’anno di competenza – il 2005 – il rilevamento ha portato alla luce i seguenti dati significativi, che sono stati illustrati da Menonna:
·         dal 2004 al 2005 si è registrato un forte aumento della popolazione straniera – che al 1° luglio ’05 contava 6300 presenze in provincia - anche per effetto dei ricongiungimenti familiari (coniugi e figli che si riuniscono all’immigrato);
·         l’accentramento è forte nella provincia di Milano, seguita da quelle di Brescia e Bergamo, la nostra provincia risulta, invece, in coda all’andamento migratorio con l’8 per mille delle presenze straniere in Lombardia. Va però puntualizzato che nella provincia sondriese vi è stato un aumento del 150% rispetto al 2001, tanto da far sì che si registri la maggior crescita relativa;
·         la maggior parte degli immigrati in provincia proviene dall’Europa dell’est (44,1%) ed è rappresentata in prevalenza da donne; a seguire le nazionalità rappresentate maggiormente appartengono al Nord Africa (27%) - e sono soprattutto quella marocchina e senegalese - e all’Asia (13,7%). Residuali le altre provenienze;
·         gli immigrati irregolari presenti in provincia rappresentano una percentuale del 17% max, contro i regolari residenti 64,2% e i regolari non residenti 17,6%;
·         i settori lavorativi col maggior impiego di stranieri sono quattro: settore edilizio, alberghiero e di ristorazione, seguono gli operai generici e le assistenti domiciliari (in particolare ucraine e moldave);
·         considerando l’impiego lavorativo regolare e a tempo indeterminato risulta maggiormente incidente il dato maschile 42,6%, molto inferiore l’incidenza del dato riguardo alle donne: 14,7% - e, sempre nelle donne, è più incidente l’occupazione irregolare.
Nel suo intervento il Prefetto Sante Frantellizzi ha posto l’accento in modo particolare sull’importanza delle indagini svolte dall’Osservatorio e anche dal Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, un organismo istituzionale presieduto per l’appunto dal prefetto, avente il compito di coordinare e riunire ad un tavolo di lavoro tutti i soggetti attivi nel campo dell’immigrazione, siano essi istituzionali o appartenenti al volontariato. «Un’approfondita analisi congiunta che miri all’individuazione di logiche comuni, prima, e di azioni articolate e complesse, poi, è fondamentale per affrontare nel migliore dei modi le problematiche legate al tema» ha sottolineato Frantellizzi. «È ingenuo credere che un’ondata migratoria tanto consistente e in continua crescita non provochi delle problematiche e a volte anche delle lacerazioni nel tessuto sociale: lo sentiamo, le vediamo e tutti noi siamo chiamati anche a risolverle, andando verso un processo di integrazione».
La responsabile ISMU presente alla conferenza ha illustrato il lavoro svolto dall’Osservatorio, puntualizzando che il monitoraggio si è avvalso di fonti statistiche e di rilevazioni campionarie, con quattrocento interviste (a soggetti con un’età pari o superiore ai14 anni) altamente rappresentative, se si pensa al numero di presenze totali (6500 circa). La regione Lombardia conta, ad oggi, ben undici osservatori provinciali sull’immigrazione, parti integranti dell’Osservatorio Regionale. Grazie ad essi è stato possibile mettere a punto tutto un sistema di dati sempre aggiornati ed in grado di essere perfino più puntuali delle fonti ISTAT che naturalmente devono fare i conti con numeri molto più ampi. «È un lavoro meticoloso di richiesta a tutti i Comuni dei vari dati da valutare e trasmettere poi a tutti gli operatori» ha spiegato Alliata. «A cadenze regolari gli undici referenti degli osservatori si riuniscono al tavolo interprovinciale (tavolo tecnico di lavoro) e predispongono il programma d’attività per l’anno successivo; un rappresentante eletto parteciperà al tavolo scientifico regionale. Inoltre gli Osservatori attuano una costante collaborazione coi Consigli territoriali per l’immigrazione. Oltre a continuare il monitoraggio degli stranieri in provincia, l’osservatorio sta attuando un censimento indicativo dei Rom presenti sul territorio provinciale ed ha altresì ideato di effettuare un’indagine campionaria sui rifugiati e profughi. Entro fine anno si concluderà anche il rilevamento circa le mutilazioni genitali femminili e a fine febbraio 2007 saranno pronti i risultati relativi all’anno in corso».
Insoddisfacente e troppo sintetico è parso però l’intervento forse più atteso dell’assessore alle Politiche sociali Carabini la quale, dopo aver espresso apprezzamento per l’attività dell’Osservatorio, ha puntualizzato quanto il numero non elevatissimo di immigrati in Valtellina non possa comunque far dormire sonni tranquilli.
Motivo dell’affermazione è sembrato essere in particolare il livello culturale degli stranieri presenti in provincia, definito dall’assessore migliore tra gli immigrati dell’Est europeo e spesso non buono fra le altre etnie, rappresentate soprattutto dal genere maschile, impiegato nell’industria. «È certo che chi abbia un livello migliore sia più facilmente integrabile nel tessuto sociale», ha asserito Carabini, «prova ne sono le assistenti domiciliari, sovente con buona preparazione culturale, ottime capacità lavorative e davvero ben integrate nelle nostre famiglie. L’ente provinciale ha fatto molto in termini di accoglienza, prima ospitalità, fornitura di vestiti, alimenti, percorsi per le famiglie degli alunni stranieri, corsi di lingua… Abbiamo presentato, inoltre, il primo rapporto sull’infortunistica nell’ambiente di lavoro riguardante gli stranieri sul territorio. Si deve però dire che i problemi esistono». L’assessore ha proseguito illustrando come, a volte, gli incidenti sul lavoro accadano per assenza di conoscenze e competenze da parte dei lavoratori stranieri; come all’interno della scuola sia problematico inserire – ad anno scolastico già iniziato – bambini stranieri, la cui accoglienza determina spesso, a suo dire, un ritardo sui programmi didattici ministeriali; come si siano verificati sovente problemi al centro Caritas d’accoglienza.
L’intervento ha suscitato l’immediata replica di Giocondo Cerri, rappresentante sindacale della CGIL dove è responsabile dell’Ufficio Immigrazione: «C’è un’emergenza immigrazione, non si può più parlare soltanto di un generico fenomeno. Si parli, invece, di un radicamento di lavoratori impiegati sul nostro territorio. E lo si faccia senza allarmismi esagerati, perché se a scatenare allarmismo siamo noi, addetti ai lavori, figuriamoci le reazioni che possiamo determinare fra chi non ha gli elementi per valutare il tema a cuor sereno! Dire che gli stranieri lavorano e producono, che pagano le tasse, che fanno i mestieri più faticosi e ingrati corrisponde a verità; non rappresentano sempre e comunque un problema di ordine sociale: se regolari delinquono meno, non rappresentano inquinamento culturale, se mai lo stesso di cui venivano incolpati i tanti Italiani emigranti nella storia ancora recente, in Svizzera, Australia, America… Non si fanno più male sul lavoro degli Italiani perché sono più distratti, bensì perché svolgono i lavori più pericolosi e pesanti, spesso senza che vengano osservate le norme di sicurezza, nell’edilizia, nella metalmeccanica pesante. E spesso sono irregolari; se in alcune realtà il lavoro nero è del 40% la responsabilità è di chi dà lavoro in questo modo, o si vuole addossarla a loro, la responsabilità di essere in nero?»
Anche Michele Fedele, segretario della CISL di Sondrio, ha invitato a tralasciare il termine problema e usare piuttosto quello di gestione di opportunità, ricordando che, a detta degli esperti, fra vent’anni la popolazione più attiva, quella fra i 20 e i 40 anni, si vedrà ridotta di 1/3 rispetto ad oggi e conterà grosso modo 11 milioni di individui: che tipo di opportunità potrà allora diventare l’immigrazione per la produttività italiana!
A concludere la presentazione è intervenuto, infine, il Presidente della Provincia Fiorello Provera il quale ha ribadito che, se non di stato d’allarme, occorre però parlare di seri problemi che possono portare anche conseguenze molto gravi. Per il senatore, tre le questioni scottanti: la disoccupazione fra gli stranieri, la clandestinità e la possibilità reale di convivenza.
«Di convivenza, intendo parlare, non di integrazione. All’integrazione non sono particolarmente interessato, si lasci agli immigrati ospiti – poi, in un secondo tempo, magari cittadini – la possibilità di vivere le proprie tradizioni, naturalmente entro certi limiti. Più facile, secondo me, parlare di convivenza con chi proviene dall’Est europeo: stesso ceppo, simile religione o addirittura la stessa. Il percorso da seguire sia quello del rispetto delle leggi, ottima a mio parere la Bossi-Fini, come unico fondamento di ognuno per scoprire le opportunità. L’approccio al problema immigrazione può essere solo squisitamente politico, è la politica a decidere il tipo di società. Ultimo pensiero vada alla percezione della discriminazione che è cosa diversa dalla vera discriminazione».
Conclusasi la presentazione del rapporto, sicuramente importante per i dati che fornisce, resta evidente un unico neo: come mai nessun rappresentante degli immigrati in provincia, neppure a nome degli intervistatori che hanno rilevato i dati (essi stessi immigrati), era presente?
 
Annagloria Del Piano
(per 'l Gazetin, dicembre 2006)

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