Siamo nel contesto del dibattito sulla riforma costituzionale, in attesa di votare al referendum d’ottobre. È scoppiato il ‘caso Morosini’ con un’intervista rilasciata al Foglio sulla campagna referendaria. Io non entro nel merito della liceità dei giudici nel denunciare la corruzione e sorrido delle parole di Renzi a Fazio: -A me i giudici non fanno paura. Dico: fate il vostro lavoro, andate a sentenza, perché non è vero che la prescrizione vi blocca-. Mentre il sindaco di Lodi in cella si difende, è caos esclusioni per le liste a Roma e Milano.
Non faccio discorsi di parte e so di parlare fuori dal coro. Nessuno ha messo il dito sulla piaga, finora, né durante il dibattito parlamentare né in questi giorni con i giudici che si lamentano della corruzione esplosiva senza avanzare proposte.
Non l’hanno messo i giudici, che dovrebbero lamentarsi della mancanza assoluta di leggi di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione. Non lo mettono i politici, che non intendono mettere in legge i partiti. Perciò, i giudici che non indicano ai cittadini che lo Stato manca tutt’oggi di una disciplina specifica del potere rappresentativo (che darebbe modo all’Ordine Giudiziario di colpire immediatamente ogni abuso, a Lodi, a Livorno o a Roma), non fanno paura a Renzi e fanno paura a me. Io non credo che lui sia specificamente corrotto, ma osservo che l’anno scorso ha preso in esame la questione della legge sui partiti per poi abbandonarla. Molti seguaci devono aver portato obiezioni, che hanno a che vedere con la paura del carcere.
Quindi, stiamo vivendo la politica perdente sia in senso ampio (gestione amministrativo-giudiziaria della cosa pubblica) sia in senso stretto (del che fare in generale). Ci stiamo muovendo bene come perdenti. Verona e Frosinone vanno nel calcio di serie B da splendidi perdenti.
Io voterò no al referendum d’ottobre, perché vorrei lo spettro del carcere probabile per i politici che rubano. Luigi Lusi è il politico ladro, condannato grazie al fatto che l’ex sindaco di Roma Rutelli -ieri in tv-, si è impegnato alla morte per portar prove della criminalità del cointestatario del suo conto bancario. Ma, di solito, i sodali di partito sono favorevoli a far comunella col corrotto perché c’è tutto da guadagnare senza rischi. E, finché non avremo una legge sui partiti, i concorrenti a Sindaco, di Roma o di altre città, mafieranno.
I giudici incapaci di urlare questa verità mi fanno proprio paura.
Carlo Forin