Firenze – Mancano pochi giorni al 16 maggio, data entro cui bisogna spedire l'autodichiarazione per non pagare il canone in caso di non possesso di un apparecchio tv o, per non pagarne due o tre (salvo poi attivare la costosa e articolata macchina per cercare di ottenere il dovuto rimborso), nel caso di più utenze elettriche con diverse intestazioni più o meno riconducibili al medesimo nucleo famigliare anagrafico. Data che solo alcuni giorni fa è stata prorogata al 23 maggio per utenti tipo militari o diplomatici vari (per esempio l'ambasciatore Usa, che ogni anno dovrà inviare la propria autodichiarazione…). Dopo l'ok a denti stretti del Consiglio di Stato e l'ok problematico del Garante della Privacy (ok che in entrambi i casi hanno lasciato aperte una serie di problematiche), e dopo la pubblicazione di FAQ cangianti a seconda del giorno da parte dell'Agenzia delle Entrate, e dopo il telefono a disposizione per i chiarimenti della medesima agenzia (da cui ci risulta che talvolta vengono elargite informazioni errate), sembra tutto ok?
Troppo facile. Pur se stiamo parlando di una banale imposta che si paga allo Stato per finanziare il servizio pubblico di informazione radiotelevisiva, il nostro Governo (piuttosto che il Parlamento, visto che il decreto in merito è stato approvato con un voto di fiducia e non la tradizionale maggioranza di chi esercita il potere legislativo) è riuscito ad infilarsi in un cul de sac da cui abbiamo l'alta certezza che ne uscirà molto male, soprattutto perché a pagare le spese saranno gli utenti e i sudditi dello Stato.
Siamo allarmisti? Bah, ad oggi, per esempio, le aziende elettriche che dovranno inviare ai propri utenti le bollette gravate anche del canone, non stanno -come fa sapere Assoelettrica- predisponendo elenchi di contribuenti ma aspettano che l'Acquirente Unico li fornisca dopo averli incrociati con quelli dell'Agenzia delle Entrate (che a sua volta li deve incrociare con quelli dell'Anagrafe tributaria)… ma tutti stanno aspettando di farlo entro 15 giorni dal decreto del ministero dello Sviluppo Economico che doveva essere emanato entro il 15 febbraio e ad oggi non c'è.
Non solo. Per il nostro osservatorio in materia, sì da informare al meglio gli utenti che numerosi ci pongono quotidianamente domande, ci avvaliamo spesso, oltre che dei documenti ufficiali, anche di autorevoli pareri dei media più specializzati. E facciamo un esempio che valga per tutti. Oggi un'intera pagina de IlSole24Ore, è dedicata alla materia. Se questa dovesse essere la fonte principale di informazione per diversi utenti, non pochi sbaglierebbero. Per il quotidiano di Confindustria, per esempio, l'autodichiarazione di cui sopra può essere inviata anche per pec certificata… ma non è così che prevede la norma. Inoltre, sempre la stessa spedizione “va presentata entro il 16 maggio 2016 per posta normale o online”. Subito specifica che online è praticamente impossibile perché occorrono almeno 15 giorni per avere le credenziali per collegarsi al sito del Fisco alla bisogna, ma bisogna leggere alcune righe sotto per capire che per questo quotidiano “posta normale” significa “plico raccomandato (non in busta chiusa)”. Quanti lettori si saranno perduti tra la “posta normale” e la sua specifica che ci dice -linguaggio più che comune- che non è normale? Non bisogna essere esperti della fruizione mediatica per capirlo, così per capire cosa significhi “plico raccomandato (non in busta chiusa)”, tipica spedizione degli addetti ai lavori degli studi legali non certo del comune mortale che prende il suo bigliettino e fa la fila alle Poste.
A cosa ci serve capire gli svarioni di questo importante giornale, punto di riferimento non secondario per molti addetti ai lavori? Che siamo non solo in alto mare, ma nella burrasca che sta per trasformarsi in sfascio. A noi non interessa “fare le bucce” al giornale di Confindustria (problemi loro), ma che ad una settimana dalla scadenza importante del 16 maggio (23 per i privilegiati) non circolano ancora informazioni precise da chi, quasi sempre, è preciso e punto di riferimento.
Che significa oltre alla confusione di chi è in buona fede? Che quelli che non sono in buona fede (e raramente lo è lo Stato in materia fiscale, tutta impostata sulla presunta malafede del contribuente) hanno architettato e perseverano perché l'errore sia la regola: cioè che chiunque sia intestatario di un'utenza elettrica comunque paghi il canone anche se doppio e/o triplo… poi si starà a vedere coi rimborsi che, tra domanda da inviare tramite raccomandata A/R, giro di carte e soldi tra gestori elettrici ed Agenzia delle Entrate… vuoi che qualcosa, tra tempistiche semestrali e disgusto (economico e psichico) dell'utente in credito a doversi impegnare, non rimanga attaccato dove non dovrebbe esserlo? È come per le multe al codice della strada che, quando sono meno di un centinaio di euro, dovendo il ricorrente pagare 43 euro di tasse e perdere una giornata per andare dal giudice di pace, prima di darsi da fare ci pensa 9 volte. E lo Stato del canone Rai è lo stesso di quello delle multe per violazione del codice della strada.
Che fare? Noi ci stiamo attrezzando per ridurre il danno il più possibile ai milioni di utenti malcapitati, preparando modulisitiche varie che non scoraggino dal fare ricorsi, nonché studiando nei minimi particolari tutte le varianti possibili ed immaginabili delle migliaia di situazioni che ci verranno sottoposte… facendo, ovviamente, riferimento, non ad alcuni media per autorevoli che siano, ma solo alla strettissima interpretazione della norma.
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Vincenzo Donvito, presidente Aduc