La riflessione è amara: non basta conquistare un diritto, occorre mantenerlo ed estenderlo. Sancita la parità uomo-donna, occorre praticarla. Sancito il diritto alla maternità nel mondo del lavoro, scritte le regole per cui la donna lavoratrice non deve essere discriminata, occorre verificare di quali strumenti e di quali supporti una lavoratrice che diventa madre ha bisogno. È qui che i numeri ci danno il senso di una sconfitta.
Sull'occupazione femminile, la strategia europea sancita a Lisbona indica l'obbiettivo da raggiungere entro il 2010: 60%, mentre oggi siamo al 45%.
Lisbona ci chiede anche di arrivare nel 2010 con una copertura territoriale di asili nido pari al 33%. Oggi siamo a neppure il 10%, occorrerebbero 9 miliardi di euro, mentre l'attuale finanziaria ha stanziato solo 300 milioni, che pure venissero spesi nel migliore dei modi, ottenendo un effetto moltiplicatore a livello regionale, secondo il ministro per la Famiglia, Rosy Bindi, potremmo al massimo raggiungere il 15%.
Occorrono grandi investimenti strutturali per una società in cui la femminilità sia quotidianità e non supporto di ciò che è strutturato e concepito per il maschio. Occorrono leggi e norme che cancellino le discriminazioni e affermino i diritti della donna come individuo femminile: aborto anche farmacologico e senza il medico che certifichi la pazzia della donna per farle fare l'intervento, procreazione assistita e adozione di bambini a chiunque anche single, pillola del giorno dopo senza ricetta, diritto di dare il proprio cognome ai figli, diritto di partorire senza dolore.... come punti di partenza. Sicuramente troveremo oltre a diversi maschi, anche il Vaticano a contrastarci, ma non mi stupisco più di tanto; per cui anche il ridimensionamento dei privilegi che lo Stato elargisce alla Chiesa romana, facendone diminuire l'influenza sulle istituzioni, è una battaglia da mettere nella nostra agenda.
Donatella Poretti
Qui il testo integrale dell'intervento