Amen, ‘che venga il Signore’, è l’espressione apocalittica che premia la mia ricerca sui nomi degli dèi con un senso che dimostra il zumero alla fonte in modo strepitoso. Con zumero correggo l’espressione accadica sumero.
Già il nome ‘Sumeri’, così come il termine ‘Sumer’ per il paese che essi abitavano, non appartiene al lessico della loro lingua: troviamo tali appellativi nelle iscrizioni, in lingua semitica, della popolazione che abitò la Mesopotamia attorno al 2600 a.C. e che, col tempo, allontanò i precedenti abitanti. I Sumeri chiamarono il loro paese o kalam oppure ki-en-gi, tradotto da noi con ‘Sumer’ senza che riusciamo a comprendere il significato dei tre segni che lo compongono. Essi stessi si definiscono sempre sag-gi6, ‘teste nere’, quasi a volersi caratterizzare per una peculiarità semantica. Circa poi la loro origine e provenienza, i Sumeri tacciono ostinatamente, lasciando a noi il gravoso compito di ipotizzare il presunto paese da cui provengono e la stessa etnia a cui appartengono.1
Cominciamo da Am-en:
am3 [A. AN]
writing of coniugation prefix a- with ventive element -m in NS and OB texts – compared with im-ma2.
un verbo ventitivo – che preannuncia la venuta – è chiarissimo: 'che venga!'.
en
n., dignitary; lord; high priest or priestess; ancestor (statue); diviner [EN archaic frequency].
v., to rule.
adj., noble (cf., uru16 [EN] (-n)).
-Che venga il Signore!- è stata l’espressione di oltre 4000 anni fa. Il paragone suggerito con im-ma aiuta a correggere la nostra idea di -amen = così sia, punto e basta- fuori dal tempo. Aggiungiamo questo inserimento nel tempo:
im-ma
ast, previous (year); the elapsed year (‘the named’).2
Im-ma, il Vento (im) che genera+è generato (ma), ovvero lo Spirito di Dio, identificato col passato (precisato l’anno, a ricordare che l’anno è tutto nel pensiero sumero), l’anno scivolato via che è preventivo dell’anno in corso, omologato col seme (a) del Cielo (an), denotante un verbo ventitivo – che preannuncia la venuta – è chiarissimo.
Siamo nel 2016, dovrebbe venire il 2017 dopo che il 2015 è passato. Il vento, Im, u.en.tu15, è lo Spirito Santo3 il dio Vento, Im. Che venga come è venuto.
Il pensiero zumero terrebbe il 2016 come un tempo che può terminare con l’anno se il dio della morte (dell’anno) prevarrà con la fine di tutto. In alternativa la dea della vita potrebbe unirsi a fine anno col dio della morte e figliare l’anno nuovo.
La stringa -a de a de- si chiuderebbe in ade nella prima eventualità ed in dea nella seconda; in questo caso la vita continuerebbe.
Il suggerimento proposto dal dizionario Halloran, di paragonare im-ma ad am-en, è preziosissimo. Sul piano sintattico sarebbe impossibile, perché l’anno zumero è tutto il tempo; ma il paragone è lecito perché il nostro senso del tempo infinitivo può comprendere il senso zumero limitato con l’enigma del Capodanno (= Fine di tutto? o = Anno nuovo possibile). Dunque, così come il te.men sumero può entrare nella nostra men.te, allo stesso modo l’anno tutto può entrare nell’anno che continua nell’anno nuovo.
Il Signore di Am-en era riferita al signore che comandava una città, re o sacerdote. La ‘signora luna’, En Zu, era la divinità zumera della conoscenza, zu, che dà l’etnico Zumeri ai Sumeri, detti così dagli Accadi che mettevano la luna nei grafi En Su, che leggevano Su en.
dsuena, dsuen [EN.ZU]
the moon (su3, ‘knowledge’, + en2, 3, ‘time’, + - ak, ‘of’).4
En Zu, ‘signora conoscenza’ vel ‘signora Luna’.
Osservate come anche il nome Luna fosse stato presente, insieme col -me, il suo potere generativo nominante:
lu2-na-me
someone, anyone (‘person’ + indefinite pronoun).5
Il diz. Halloran ha riconosciuto l’essere umano ed il pronome, ma non vede la signora Luna, dea col suo potere.
La prossimità fonetica Zu-Su ha reso impossibile il discernimento? Oppure solo la lettura circolare BabuSatan di Antasubba poteva?
Notate come il passaggio semplice Su-en -> en Zu non sia stato fatto.
Notate come l’espressione lu-na-me, riconosciuta solo nell’identificazione umana per le persone, sia anche il nome specifico della dea luna unito col suo me, la parola che crea le anime.
La tendenza moderna all’identificazione monosemica ha reso impossibile il riconoscimento plurisemico dalle anime ‘animate dalla dea’, del nome specifico preciso perdurato del corpo celeste-dea, nonché della sua potenza animatrice. Am-en, che venga la signora Luna con la sua potenza! Che venga il Signore dio a farcelo capire.
Morirono dei, re, sacerdoti e città. Amen è restato ridotto a -punto e basta perché è così-. È rimasto l’assoluto incompreso.
Il libro Apocalisse comincia così, al 1, 7-8:
Sì, Amen!
Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente.
Verifichiamo in altre traduzioni l’ipotesi di lettura am- = ‘che venga’.
Kalam, la terra di Sumer, significa 'Che venga (am) l’anima (ka) alta (al)'. -Che venga il sacro-. [Am può dunque avere lo stesso significato sia ad inizio espressione (am-en) sia in fine di un lemma (kal-am)].
-Che venga l’anima alta- esprime l’invocazione alla ‘anima animante’ fatta dalle anime animate nell’ideologia animista zumera.
Abbiamo visto conferme nella lettura zumera di Abrah-am ed Ad-am
Nel contesto cristiano apocalittico vediamo dunque l’Amen che ritorna.
-Che venga il Signore della Terra- ig. En. Ki, lettura circolare di -ki.en.gi-.
I sag.gi, ‘teste nere’, si fanno leggere sag.ig, ‘teste aperte’ alla venuta (della signora Luna En Zu).
Carlo Forin
1 Giovanni Pettinato, La città sepolta, i misteri di Ebla, A. Mondadori Editore, Milano, 1999: 188-189.
2 John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 125.
3 Ora in me.
4 John Alan Halloran, op. cit.: 239.
5 Ivi: 161.