Firenze – Il Consiglio di Stato china la testa davanti al Ministero dello Sviluppo economico e approva il decreto sul canone Rai, ma resta fermo sulle sue posizioni critiche. Il Ministero non si è adeguato a quasi nessuno dei rilievi critici che i giudici avevano mosso al primo decreto, ma il parere del Consiglio di Stato è obbligatorio ma non vincolante quindi il Ministero fa un po' come gli pare. E questo è ribadito, seppur con un linguaggio più formale, dagli stessi giudici, che prendono atto della mancanza di volontà del Ministero di adeguarsi alle modifiche richieste «trattandosi di una scelta che, non risultando comunque né illogica né irragionevole né in contrasto con la norma primaria di riferimento, non può che rientrare nella discrezionalità tecnica riservata al dicastero proponente».
Per il Ministero le informazioni rese ai cittadini sono evidentemente più che sufficienti, ma il parere ripercorre (e ribadisce) tutte le critiche già mosse prendendole in esame una per una, per poi arrivare alla conclusione: «la Sezione non può, quindi, che ribadire che le osservazioni contenute nel parere interlocutorio sono derivate dall’esigenza di consentire alla cittadinanza di comprendere meglio le modalità con cui l’Amministrazione procederà alla riscossione del canone televisivo, a seguito di una riforma che ha investito l'intero sistema di esazione di quest’ultimo, e ciò al fine di favorire una più efficace ed efficiente applicazione delle norme de quibus, che rivestono una particolare rilevanza in relazione alla grande diffusione del mezzo televisivo ed alla evasione del canone medesimo che appare tuttora elevata».
E sottolinea ancora una volta l'urgenza di una informazione chiara ai cittadini, visti i tempi stretti per l'invio delle autocertificazioni. È paradossale che il Ministero si sia giustificato sul ritardo nella emanazione del decreto che doveva essere emanato entro il 15 febbraio, termine ritenuto dal Ministero stesso “di impossibile rispetto”, e poi pretenda invece dai cittadini l'invio delle autocertificazioni entro il 16 maggio, quando settimanalmente vengono pubblicate informazioni nuove sul sito dell'Agenzia delle Entrate.
L'ultima è, caso vuole, di ieri. L'agenzia delle Entrate ha pubblicato nelle FAQ del proprio sito ulteriori indicazioni per chi gestisce un Bed & Breakfast e per chi vive in una casa di riposo. I primi potranno pagare solo il canone speciale; i secondi invece dovranno pagarlo, anche se a casa loro non ci vivono più.
Altro chiarimento sul canone/imposta Rai dovuto dai conviventi. Che vuol dire “legati da vincoli affettivi”?
Bisogna aver reso all'Anagrafe una apposita dichiarazione di esistenza del vincolo affettivo, solo così si potrà essere “famiglia anagrafica” e quindi pagare un solo canone. Altrimenti se ne pagano due.
Occhio, però, perché il sito specifica anche che «La dichiarazione già resa sull'esistenza dei vincoli affettivi non può essere soggetta a continui ripensamenti». Cioè, va bene le coppie di fatto, ma non cambiate troppo spesso idea, o partner. Se ci si vuole bene, quindi, deve essere un affetto stabile, altrimenti i canoni Rai sono due!
Riflettiamo, ancora, su una pubblica amministrazione che procede non per atti e provvedimenti, ma tramite FAQ di un sito internet – benché istituzionale. Per contro, il Ministero ritiene di non accogliere le critiche del Consiglio di Stato temendo un “eccesso di delega”. Due pesi e due misure, e il cittadino ha pochi giorni ancora per capire se e cosa autocertificare, pattugliando maniacalmente il web in attesa del prossimo aggiornamento.
Emmanuela Bertucci, legale Aduc