Dalla Calabria alle Langhe. Il combattente Malerba racconta la sua lotta partigiana (Disoblio Edizioni, 2016) di Mattia Milea è un libro da leggersi tutto in un fiato. La storia di Pasquale Brancatisano, nome di battaglia “Malerba”, infatti è di quelle che non lasciano mai che l’attenzione del lettore si disperda o perda di vista quello che si sta narrando. Pasquale, dalla natia Samo di Calabria, si trova, chiamato alle armi, agli ordini dell’esercito di Mussolini, quindi diventa, dopo l’8 settembre, fuoriuscito e, poi, subito dopo il suo arrivo nelle Langhe piemontesi, partigiano della “Brigata Garibaldi”, la stessa, tanto per intenderci, di Pompeo Colajanni. Pasquale è un umile contadino, è cresciuto in un universo preciso e fatto di valori indiscutibili e di tradizioni che si tramandano da padre in figlio, ma adesso si trova, come amerebbe dire Aldus Huxley, in un «mondo nuovo». Un mondo fatto di persone che decidono insieme il da farsi – come tutto questo è lontano dall’individualismo che connotava la società calabrese di quegli anni! –, un mondo dove vige un rispetto esclusivo dell’uno rispetto agli altri, un mondo dove si portano avanti valori come la libertà e l’eguaglianza che sono del tutto desueti nell’orizzonte culturale del partigiano calabrese.
Pasquale – raccontato magistralmente dalla penna di Mattia Milea – si trova allo stesso tempo dentro un sogno di rigenerazione e dentro un presente politico del quale nella sua lontana terra non poteva avere neppure alcun sentore. Pasquale adesso è un partigiano e nel lento fluire delle pagine della Milea – che da biografa è divenuta anche attenta e partecipe protagonista delle avventure del suo personaggio – egli si trasforma anche in un simbolo. Il simbolo nella speranza della redenzione e dell’emancipazione: dopo la guerra Pasquale – da umile semianalfabeta (egli possiede solo la licenza di terza media) – inizia anche a scrivere poesie. Mattia Milea insomma ci restituisce con questo libro il percorso umano di un partigiano che non si è mai risparmiato, che è stato capace anche di donare la propria vita in soccorso e per salvare quella altrui, che è stato capace di riorganizzare la propria stessa psiche trascendendo riti, miti, usanze e condizionamenti culturali – della Calabria degli anni del fascismo – per raggiungere un certo grado di emancipazione e la convinzione profonda di alcune idee che lo avrebbero accompagnato, dalla sua esperienza di partigiano in poi, per tutto il resto della sua vita.
Pasquale dice: «Si può parlare con tutti. Non importa quanto sia alta la posizione che occupa il nostro interlocutore. Si può parlare con tutti allo stesso livello. Con educazione. Con rispetto».
Corredano il volume numerose fotografie d’epoca e una ricca bibliografia, oltre che una sitografia altrettanto ben curata, che forniscono a questo lavoro editoriale il pregio di un volume che restituisce una testimonianza diretta di alcuni fatti storici cruciali e la storia di un uomo che – oggi Pasquale ha 95 anni e vive ancora nella sua Samo – ha messo la propria vita in gioco per il futuro stesso dell’Italia.
Gianfranco Cordì