Una mattina di quattro o cinque anni fa, annaffiando le piante sul balcone, mi sono accorta che una rondine stava facendo il nido sotto il tetto di casa mia. Sono rimasta a osservarla a lungo, indaffarata com’era a costruire quella che sarebbe diventata la sua dimora. Quell’uccello, quella mamma migrante, aveva scelto la nostra casa per far nascere i suoi cuccioli. In un certo senso ne ero onorata. I miei figli ed io aspettavamo con ansia di vederli affacciarsi e intanto ci godevamo il volo della rondine madre e il suo canto. Un piccolo guscio schiuso caduto a terra ci ha dato l’annuncio del lieto evento.
Il balcone era animato, ma la presenza del nido abitato significava anche dover fare i conti con lo sporco che, inevitabilmente, quegli uccellini provocavano. Non era più possibile sedersi prima di aver pulito e disinfettato tutto. Una bella scocciatura, ma la tenerezza che quegli uccellini avevano portato con sé ci ripagava di tutto. La storia si è ripetuta per quattro o cinque primavere. Quando sentivamo cantare sul balcone, sapevamo che la rondine era tornata nella sua casetta.
Era già iniziata la repressione in Siria e le nostre vite erano state profondamente segnate. Ogni giorno arrivavano notizie di vittime e case distrutte, di violenze e orrori e quel nido, in qualche modo, era una parentesi di speranza. Quest’anno è arrivata la primavera, ma il nido non c’è più. Il padrone di casa, stanco di tutti quei nidi sparsi sotto il tetto, ha deciso di abbatterli. Anche quello sopra il mio balcone. Adesso ho un balcone pulito, posso sedermi senza paura di essere sporcata, non ci sono macchie da rimuovere e spazi da disinfettare. Tranne i fiori che stanno facendo i conti con il tempo instabile, adesso il mio balcone è privo di vita.
C’era un nido di rondini sul mio balcone, una mamma uccello-migratore che aveva scelto la casa mia e dei miei figli per dare alla luce i suoi di figli, per dare loro riparo e nutrimento. Non aveva avuto bisogno di permessi e concessioni, la rondine era arrivata libera e in libertà era tornata, puntuale, stagione dopo stagione. Ora non verrà più da noi. Nessun muro per respingerla, ma un malefico bastone che ha distrutto il suo nido… per “motivi ambientali”. E le case in Siria continuano a crollare. E i migranti annegano. E i muri si innalzano…
Asmae Dachan
(da Diario di Siria, 25 aprile 2016)