Prima di tutto, se uno è presidente eletto, chiamatelo presidente e non Capo, non è la stessa cosa e vale per tutti: siccome capo e governatore, invece di Presidente dello Stato di Regioni o Commissioni o qualsiasi istituzione fu introdotto dal fascismo, chi vuole essere antifascista doc, si ricordi di vigilare sui possibili scivolamenti verso il linguaggio autoritario e fascisteggiante che oggi viene molto mandato in giro: è moneta non buona, ma sappiamo che spesso la moneta falsa scaccia quella buona.
Secondariamente, se siete favorevoli correttamente alle sue posizioni, non incominciate a “scusarlo”, ma sforzatevi un momento per trovare giustificazioni a ciò che vi pare giusto e vorreste appoggiare.
Perciò -ad esempio- prima di tutto osserviamo che nel parlare o scrivere il nuovo Presidente dell'ANM, si ricorda di differenziare le sue personali convinzioni da giudizi del suo organo collegiale che non ha ancora potuto riunire la prima volta per assegnare, tra l'altro, le deleghe. Ci fossero altri così osservanti: a suo tempo ad esempio Napolitano e, da Renzi in giù, praticamente tutti e tutte del suo governo, che -ricordiamolo- non è insignito di sovranità, essendo finché dura la nostra Costituzione, l'Esecutivo (questo, tra l'altro, di dubbia costituzionalità).
Dirò dunque che l'espressione 'sono corrotti, ma non se ne vergognano più' ha illustri e durevoli precedenti nella nostra storia civile e politica, da circa quattro secoli. Da quando cioè Machiavelli fu sconfitto e sorpassato in popolarità da Guicciardini e il guicciardinismo passò addirittura in proverbio: “O Franza, o Spagna, pur che se magna”, io sto con chi ora vince e gli chiedo subito casomai mi toccasse di cambiar bandiera tra poco, lavoro soldi appoggi posti carriere.
Vergognarmi? e perché? è la difesa del mio particulare.
Per uscire da una posizione così si potrebbe incominciare a dire come Pericle “noi ad Atene chiamiamo ciò non democrazia, ma demagogia e attribuire tanto potere a uno o pochi non populismo bensì oligarchia” essendo sospettosi verso un esercizio del potere da parte di pochi privati e non dai cittadini e cittadine nella loro totalità. Ciò temiamo ed esecriamo, chiamando polites chi si occupa delle faccende del popolo e idiotes chi si occupa solo delle proprie: diventa via via incapace di capire le altre, cioè idiota, che appunto vuol dire in greco antico, sia privato che idiota. Vorrei non diventare idiota: e perciò mi interesso delle cose pubbliche, tra l'altro pure della divisione dei poteri tra le istituzioni. Lo so, non sono “moderna”, paceamen!
Lidia Menapace