Federico Montanari
Fine del primo tempo
LCE 'Biblioteca dei Leoni', 2016, pp. 184, € 14,00
Due generazioni che si affiancano e si confrontano, quella del padre, che ha combattuto la prima guerra mondiale e si è sposato in età matura, e quella del figlio ventenne nella seconda metà degli anni ’60, troppo lontani per formazione e mentalità, in modo particolare se si considerano le profonde trasformazioni socio culturali di quel tempo, che il giovane già respira nell’aria anche prima del ’68. Questo tuttavia non incide sul forte legame d’affetto che li lega, anche se il padre non riesce a capire le aspirazioni del giovane e si pone davanti alle sue scelte in atteggiamento di sfida. Il ragazzo, ormai diplomato, ha trovato un impiego sicuro in una importante società chimica del ravennate e per il padre questo significa la sicurezza economica e una condizione sociale di tutto rispetto. Ma lui ne sente i limiti, non intravede prospettive di crescita umana e culturale, e decide di iscriversi all’Università, a Ca’ Foscari, facoltà di Lingue ed arriva alla laurea con grossi sacrifici
La notizia della grave malattia del padre lo sorprende mentre fa lezione in una città del nord Italia, ed inizia il dramma di entrambi, il padre che cerca di apparire tranquillo per non destare preoccupazione, il figlio che conosce la verità e sente di doverla celare, per tutelare gli ultimi giorni dell’anziano.
Con la notizia del ricovero improvviso si era aperto il romanzo, che poi procede su due piani temporali: mentre si fa tutto quello che serve per il malato, si recupera il percorso di vita col padre, se ne valorizzano i momenti di complicità, si evidenziano con amore filiale le sfaccettature del carattere, senza dimenticarne le spigolosità.
Intanto si anima intorno al giovane tutta la vita di provincia e la città, Ravenna, con i suoi angoli e i suoi punti di incontro, con le chiacchiere tra amici, i progetti, i sogni, la ricerca dell’amore. Attraverso la vita di questi due personaggi Montanari ricostruisce la storia di quegli anni, le rivolte operaie e studentesche, la conquista dei diritti, ma anche il vacillare dei miti all’arrivo dei carri armati sovietici a Budapest.
Romanzo che probabilmente recupera qualcosa del vissuto dell’autore, coinvolgente e ben strutturato, fondamentalmente un romanzo d’amore.
Marisa Cecchetti