Nel giorno dai quattrocento anni della morte di William Shakespeare [che osservo 23 aprile come la sua nascita], ricordo un commento di Pier Paolo Pasolini al suo sonetto 94 che ha segnalato il potere.
Coloro che hanno il potere di ferire e non fanno nulla,
coloro che non fanno ciò per cui a tutti sembrano nati,
coloro che turbano gli altri, restando loro di pietra
freddi, immobili e totalmente insensibili,
essi giustamente erediteranno le grazie del cielo,
e non sprecano le ricchezze della natura.
Essi sono padroni delle loro espressioni,
gli altri non sono altro che servitori della loro magnificenza.
Il fiore estivo è caro all’estate
sebbene per se stesso esso viva e muoia,
ma se quel fiore viene contaminato da una malattia,
la più vile erbaccia supera il suo valore
poiché le cose più dolci diventano più aspre a causa delle loro azioni
e i gigli marciscono più velocemente delle erbacce.
Questa freddezza fotografa il potere in forma apocalittica.
Coloro che turbano gli altri con la corruzione perché possono ferire i corrotti con le leggi ma non fanno nulla per rendere attivo l’articolo 49 della Costituzione e restano di pietra anche davanti alle critiche dei magistrati, padroni delle proprie liturgie, sono erbacce destinate a marcire.
Carlo Forin