Sulle pagine internet che raccontano il dramma della Siria è stata diffusa la foto a lutto di Hasan Al Araj, medico originario di Kafar Zeita, in provincia di Hama. Camice bianco, con lo stetoscopio appeso al collo e la mascherina abbassata, la foto è stata condivisa da attivisti per i diritti umani e da associazioni di medici che si battono per la salvezza dei colleghi in Siria, come il Sams, Syrian American Medical Society.
Hasan è rimasto ucciso mentre era in auto, ma non è stato ancora accertato se a colpire la vettura sia stata l’aviazione russa o governativa. Era l’ultimo cardiologo sopravvissuto nella città di Hama e operava al Maghara Central Hospital. Viene definito un leader della società civile per il suo impegno in favore dei suoi concittadini e per aver organizzato le attività del piccolo ospedale, che per mesi ha garantito assistenza anche a migliaia di sfollati. Insieme al suo staff ha prestato soccorso alle vittime degli attacchi con armi chimiche.
Sono oltre 600, secondo il Syrian Network for Human Rights, i medici rimasti uccisi in Siria negli ultimi cinque anni; 553 sono stati uccisi dalle Forze governative e 19 dall’Isis. Molti ospedali sono stati distrutti dai bombardamenti e le condizioni in cui operano chirurghi e infermieri sono assolutamente precarie.
Ad Aleppo, ad esempio, anche ieri è stato aperto il fuoco contro un’ambulanza che correva in soccorso di civili feriti a seguito di un bombardamento. Alcuni medici hanno raccontato in un video, diffuso anche dalla BBC, che sono costretti a operare sottoterra, in ambienti non favorevoli e con la continua minaccia dei bombardamenti, nonostante il cessate il fuoco.
Asmae Dachan
(da Diario di Siria, 15 aprile 2016)