Amen, ‘che venga il Signore’, è il progetto che Dio ci ha lasciato col pane della vita.1
Io mi rallegro della scoperta di oggi, 13 aprile 2016, come ieri sera mi sono rallegrato con Marilena quando mi ha detto che vuol approfondire con me questo Amen, emerso martedì della settimana scorsa da una puntualizzazione fattaci da don Silvano sulla chiusura dell’Apocalisse di Giovanni e mi rallegro con chi legge. Guardiamo insieme le ultime parole del libro Apocalisse:
Colui che attesta queste cose dice: -Sì, verrò presto!- Amen. Vieni, Signore Gesù. La grazia del Signore Gesù sia con tutti voi, Amen! Gv., 22, 20.
Due amen. Il primo, già enunciato dall’angelo presentatosi in apertura, che qui ripete Amen.
Sì, Amen!
Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente! Gv., 1, 8.
Dichiara l’identità, -Verrò presto!- e conclude col primo Amen qui ripetuto.
Il secondo segue -vieni, Signore Gesù- è ancora dell’angelo, che aggiunge -la grazia del Signore Gesù sia con tutti voi- ovvero unisce lo Spirito Santo con Gesù dentro di noi per completare la venuta del Padre.
Io trovo meraviglioso il fatto che la chiusura dell’Apocalisse sia auto-consistente nella parola religiosa più diffusa nel mondo insieme col fatto che la lettura mi venga dal zumero Am, ‘che venga’, -en ‘il Signore’ che falsifica l’idea della civiltà zumera isolata (l’isolamento è nella testa dei traduttori).
È meraviglioso perché risponde alla mia esigenza linguistica. Rende pieno e progettuale quel ‘Amen amen dico vobis’, ‘in verità in verità vi dico’, di Gesù.
-Che venga il Signore- è la verità progettuale cristiana. Am, ventitivo, En, Signore-tempo.
Il punto 3 di Amoris laetitia, ‘gioia dell’amore’ o ‘allargamento dell’amore’, va inteso virgilianamente secondo me – come suggeriscono Ernout e Meillet per laetus –: Quid faciat laetas segetes, Quale Dio -ku di- renda feconde le messi. Laetus come grasso, adiposo, pingue, unto, abbondante.
L’amore che si consuma per allargarsi all’amore degli altri.
am3 [A. AN]
writing of coniugation prefix /a-/ with ventive element /-m/ in NS and OB texts – compared with im-ma.2
Il rinvio sviluppa:
im-ma
last, previous (year); the elapsed year (‘the named’).3
Im-ma, il Vento (im) che genera+è generato (ma), ovvero lo Spirito di Dio, identificato col passato (precisato l’anno, a ricordare che l’anno è tutto nel pensiero sumero), l’anno scivolato via che è preventivo dell’anno in corso, omologato col seme (a) del Cielo (an), denotante un verbo ventitivo – che preannuncia la venuta – è chiarissimo.
en
n., dignitary; lord; high priest or priestess; ancestor (statue); diviner [EN archaic frequency].
v., to rule.
adj., noble (cf., uru16 [EN] (-n)).4
En, il Signore, re o sacerdote/sacerdotessa, specifica colui che viene.
en-na (…-a)
until; as long as…; as many as …; everywhere (‘time’, enigmatic backround’ + nominative).5
Questo lemma chiarisce con l’enigma en = tempo, che perdura nella concezione prevalente di Halloran: en-an letto su anne, sarebbe Signor Cielo letto ‘generato (ne) dal Cielo (an)’ in zumero, mentre in latino diventa ‘o’ disgiuntivo:
anne novum tardis aidus te mensibus addas Georgiche, I, 32
o tu ti aggiunga nuovo astro ai lenti [tardi, nda] mesi
anne, omologato con an, introduce il secondo elemento di una preposizione disgiuntiva; dunque, la traduzione ‘o’ ha proprio una funzione disgiuntiva. Così, com’è vero che An è cielo in zumero, -ne è ‘generazione’, ribadito con:
ne-e; ne-en (-nam)
this (one); that (one); these, those; refers to objects ‘here’, near the speaker (ni3, ‘thing’ + e, demonstrative pronoun, this one).
Carlo Forin
1 Gesù.
2 John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 18.
3 Ivi: 125.
4 Ivi: 61.
5 Idem.