Sabato , 23 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Critica della cultura > Lo scaffale di Tellus
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Marisa Cecchetti, “Storie di donne. Donne migranti” di Azeza Khouribech
03 Aprile 2016
 

Azeza Khouribech

Storie di donne

Donne migranti

Effigi, 2016, pp. 128, € 15,00

 

Azeza Khouribech è arrivata in Italia da adolescente, 13 anni fa, ed ora è laureata in Scienze della Comunicazione. Il percorso non è stato sempre facile, la mancata conoscenza della nostra lingua l’ha penalizzata fin dal primo giorno di scuola, l’uso del velo le ha fatto sperimentare la chiusura e la diffidenza: «I pregiudizi delle persone che mi giudicano prima di conoscermi: vengo allontanata solo perché porto il velo, c’è chi ha paura di me come se io fossi qualcosa di pericoloso, c’è addirittura chi cambia posto quando gli siedo accanto. Questo succede anche perché c’è un po’ di ignoranza». Per questo suo vissuto, per la sua esperienza e crescita culturale, le è stato chiesto di raccogliere testimonianze dirette, intervistando donne straniere arrivate nel nostro Paese dalle più lontane parti del mondo, con il duplice scopo di «documentare i passi dell’immigrazione femminile e testimoniare come l’impegno e la determinazione abbiano consentito ad Azeza di raggiungere un ottimo livello di preparazione».

Così Amira, Nour, Francesca, Carmen, Monica, Leila, Zynab, Amal, Alina, Marta, Hayat, Fusseina, Fatima, Khadija, Liliana. Alejandra, Aisha, Binnie, Elisabeth, Serin Dalila, hanno accettato di parlare di sé, e Azeza riporta le loro parole senza interventi né modifiche.

Ne emerge la speranza che ciascuna di loro ha nutrito nei confronti del nostro Paese, presto annebbiata dalle difficoltà concrete incontrate, di carattere burocratico, legislativo, occupazionale, e soprattutto sociale, relativo alla accoglienza. Chiusura e pregiudizio, più frequenti nei paesi più piccoli e isolati, comunque sono diffusi dappertutto: «Anche se vivo in una città grande ci sono persone che hanno i cervelli così piccoli che non accetterebbero la diversità degli altri» dice Serin turca; il problema della lingua complica le relazioni; sono peggiorate e diminuite le opportunità lavorative come conseguenza della crisi economica e aumentato lo sfruttamento; si sperimenta violenza psicologica e fisica in casi di matrimoni misti; prevale l’isolamento sociale e culturale.

C’è chi pensa di tornare in patria: «Nonostante l’ottimismo che nutro in un futuro migliore per tutti, ho deciso di tornare a casa mia» dice Leila, marocchina. «Perché non voglio più vivere nella paura di dover sempre subire e non voglio odiare o portare rancore per nessuno».

C’è chi vorrebbe tornare ma non può perché trattenuta dai figli nati in terra italiana: «Mi sento molto sola e isolata… L’unico motivo che mi trattiene qui sono i miei figli che studiano e appena finiscono torno con mio marito a casa nostra, in Algeria» dice Zynab. Chi non può perché il suo paese vive una situazione instabile. Chi è spronata a farlo perché ora nel suo paese dì origine si sta meglio.

Anche se si sono inserite nel nostro tessuto sociale, spesso vivono una lacerazione interiore: «mi trovo divisa tra l’Italia (casa mia) dove sono cresciuta, e il Marocco (la patria) dove sono nata» dice Amira, 19 anni.

Sono arrivate con altre immagini del nostro paese: «Quando sono arrivata in Italia mi aspettavo qualcosa di più a livello umano, politico e sociale» dice Carmen, sudamericana. «Mi rendo conto che nel mio paese sul problema della violenza di genere abbiamo fatto dei passi importanti e che qui in Italia si fa fatica».

Non ne esce bene l’Italia da questa lettura di donne migranti, donne coraggiose che hanno saputo affrontare ostacoli di ogni genere. La raccolta di testimonianze di Azeza fa riflettere sul cammino da completare verso una accoglienza vera, non di facciata, che si basi soprattutto sulla comunicazione, perché solo conoscendoci reciprocamente si possono abbattere le barriere del pregiudizio che sta alla base di ogni forma di razzismo. I tempi che stiamo vivendo rendono urgenti la comunicazione e la conoscenza.

 

Marisa Cecchetti


 
 
 
Commenti
Lascia un commentoNessun commento da leggere
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.8%
NO
 29.2%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy