Il referendum anti trivelle, per quel che mi riguarda, è sbagliato e dà un messaggio di superficiale indifferenza al problema della dipendenza energetica del Paese e dei suoi costi finanziari e politici, che però tutti gli italiani, privati e imprese, alla fine pagano in bolletta. Per questo, il mio invito è a votare no.
Ciò detto, trovo ipocrita, stucchevole ed inascoltabile il coro anti-astensionistico di quanti negli anni hanno combattuto contro i referendum – a destra, sinistra e centro, laici e cattolici – propugnando l'astensione contro quelli radicali sui diritti, l'economia, la giustizia e la legge elettorale e hanno avallato – in funzione anti quorum – scelte di voto in prima primavera o in piena estate, rimanendo muti alle richieste di dibattiti e di una più completa informazione televisiva. Oggi però si stracciano le vesti perché altri seguono le loro orme.
Oggi per costoro l'astensione diventa “anti-democratica” perché l'obiettivo è quello di colpire il Presidente del Consiglio e indebolire il suo governo.
Peraltro, sono più o meno gli stessi partiti e gruppi politici che chiederanno di bocciare la riforma costituzionale, che salverà il referendum abrogativo in Italia introducendo un quorum che considera gli elettori effettivi e non potenziali e che renderà impossibile l'uso ostruzionistico dell'astensionismo.
Benedetto Della Vedova