Storia degli ebrei italiani. Vol. 1: Dalle origini al XV secolo, scritta dall’ebreo Riccardo Calimani, Milano, A. Mondadori, 2016 (2013 prima ed.) propone Kittim come nome dato ai Romani da loro, nome che io leggo dal zumero.
I primi contatti politici tra Roma e Gerusalemme, di cui è rimasta testimonianza ufficiale, risalgono agli anni 161-165 a.e.v. quando Giuda Maccabeo, capo della ribellione armata degli Asmonei contro i Seleucidi, “prevedendo” che Antioco non sarebbe rimasto inattivo, raccolse un esercito nazionale e per primo stipulò un trattato di amicizia con i Romani.
Il condottiero ebreo, che si era ribellato alla tirannia siriana e che aveva combattuto Nicanore di Antiochia, mandò a Roma Giasone, figlio di Eleazar, ed Eupolemo, figlio di Giasone, per stringere un’alleanza tra i due popoli, con la speranza che Roma li avrebbe aiutati a liberarsi in modo definitivo dal giogo siriano, sempre più oppressivo e minaccioso. In quegli anni i romani fanno la loro prima comparsa in un testo ebraico e sono chiamati “kittim”: -Dalle navi di Kittim verranno contro di lui e lo scoraggeranno-.
Queste parole che oggi sembrano misteriose, avvolte nello stile della letteratura apocalittica, non lo erano di certo per gli uomini che vissero in quel periodo storico. Menzionati più volte nella Bibbia come un popolo marittimo, ma anche in alcuni testi di Qumram, i Kittim, il cui nome derivava dagli abitanti di Kittion nell’isola di Cipro, erano agli occhi degli ebrei, in qualche caso, greci e, in altri, macedoni o romani. Nel passo del libro di Daniele, che risale al 167 a.e.v. circa, il riferimento è legato alla sconfitta che i romani avevano inflitto ad Antioco IV costringendolo a ritirarsi dall’Egitto.
Io sono grato del paleonimo Kittim al preparatissimo ing. Riccardo Calimani (Venezia 1946), laureato in ingegneria elettrotecnica all’Università di Padova e in filosofia della scienza all’Università di Venezia, per nove anni presidente del Meis, Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara. Cito solo alcuni suoi titoli per sottolineare la sua competenza ebraica ed esaltare la sua probabile ignoranza della fonte del termine ‘ebreo’. Un altro nome del monte Sinai è Horeb.
La lettura circolare del paleonimo Hureb è ebruh; da ciò ebro, che porta ad ebreo, ebraico.
Il perdurare del dur-an-ki, ‘legame Cielo Terra’ linguistico di Hureb invita ad osservare lo stesso in Kittim, perché comincia con Terra Ki-:
Itima, itim, idi; itima2
Cella, chapel; tha dark room holding the temple deity’s cult statue; Holy of Holies.*
-tim = vita (ti) del Vento/Spirito (im); kit- = terra. Luna/sole. Il Capodanno accado, a.ki.till, ‘seme. -in- terra. Vita-dio vento’ è un teonimo simile della stessa importanza, in linea con l’ideologia teista ebraica.
Carlo Forin
* John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 130.