I dati dello studio dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt), diffusi oggi a Bruxelles nella relazione annuale 2006, se li si vuole leggere scevri da ideologie, sono un grido d'allarme: le politiche fino ad oggi adottate hanno dato risultati contrari alle aspettative, cioè il divieto e la punizione hanno foraggiato il mercato e fatto aumentare i consumatori. I prezzi della resina di cannabis scesi del 19% (-12% per la foglia), -22% per la cocaina, -45% per l'eroina, -20% anfetamine e -47% ecstasy.
Il calo dei prezzi vuol dire che la "roba" che circola è tanta e che sono tante le delinquenze che la gestiscono. La regola che la concorrenza fa circolare più merce e abbassare i prezzi vale anche nel mercato clandestino. Da ciò ne deduciamo come i consumatori siano in aumento, e non solo che le medesime persone consumino più di prima. Deduzione supportata dai numeri dei rapporti che a livello mondiale vengono resi noti. Se uno degli obbiettivi delle politiche punizioniste era quello di far aumentare i prezzi e rendere meno disponibili gli stupefacenti, questo è l'ennesimo segnale del fallimento.
L'illegalità di queste sostanze che le persone vogliono e consumano (e perciò esiste il mercato) sta continuando a provocare un doppio danno: individuale e socio-politico-economico.
Nel primo caso -il danno individuale- i consumatori sono privati di uno degli elementi fondamentali per essere consapevoli di ciò che fanno: l'informazione. Quando le sostanze sono illegali, l'informazione è ad un solo canale: quello contrario all'uso. Le uniche notizie dissonanti, quelle favorevoli, vengono infatti dalla clandestinità e/o da un "fai da te" senza alcun riferimento se non la consapevolezza (quando c'è) di avere a che fare con il proibito.
Nel secondo caso -il danno socio-politico-economico- è il costo che tutti (consumatori e non) pagano con l'impegno di Società, Stato ed Erario per contrastare il fenomeno col divieto: ospedali, forze di polizia, giustizia, amministrazioni, etc. che vi dedicano parte del loro tempo e del loro denaro.
Sempre scevra da ideologie, non posso che evidenziare come il perseverare con queste politiche non può che aumentare i danni. Il tentativo di fare il contrario dovrebbe essere esperito. Forse in questa direzione vanno i cambiamenti che il ministro della Salute, Livia Turco, ha fatto nei giorni scorsi alle tabelle sulle dosi minime. Ma sarebbe sbagliato credere che queste tabelle siano di per sé la novità, perché rappresentano solo il tentativo di farsi meno male con le attuali leggi punizioniste. Il nocciolo del problema è più in là, nella legalizzazione. Verso cui dobbiamo operare per cercare di stroncare il doppio danno.
Donatella Poretti