Per la prima volta nella sua storia, il Parlamento italiano sta affrontando il tema della eutanasia (la prima legge in materia fu presentata nel 1985 da Loris Fortuna). Benché oltre il 60% degli italiani sia favorevole alla legalizzazione della eutanasia, la RAI si ostina ad ignorare, nei suoi programmi di approfondimento, questo tema così importante e controverso, tornato di attualità per le recenti vicende di malati italiani costretti a cercare la “buona morte” in Svizzera. L’ultimo programma importante sulla eutanasia fu quello di Fazio e Saviano sui casi Welby ed Englaro, nel dicembre del 2010.
Se sulla eutanasia non informa, sulla maternità surrogata – tema che ha particolare necessità di essere discusso pubblicamente – la RAI fa di peggio: disinforma. Negli USA e in molti altri grandi paesi questa pratica è stata legalizzata e soprattutto regolamentata in modo preciso per evitare che divenga una occasione di sfruttamento delle donne povere. In tutti questi paesi si parla di “maternità surrogata” o di “maternità per altri”. In Italia rozzi esponenti del centro destra come il senatore Gasparri hanno invece coniato la formula “utero in affitto”, per far pensare alla prostituzione, ed essa è divenuta “il verbo” nei Tg e nei GR della RAI. Per inciso, per la prostituzione nessuno muove un dito: è di questi giorni la notizia che a Roma le “lucciole” sono 4.000, vittime di spietati sfruttatori, e si comincia a parlare (Gasparri docet) di “marciapiedi in affitto”.
Facciamo appello al Presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza (Roberto Fico, nella foto - ndr) perché la RAI si occupi di questi temi in programmi di prima e seconda serata condotti con obiettività e ne tratti in tutti i programmi di informazione senza cadere nella trappola di slogan apparentemente “giornalistici” ma volutamente falsi e tendenziosi.
Ma ci rivolgiamo direttamente a dirigenti e giornalisti della RAI perché rispondano al nostro appello ed onorino nel loro lavoro quotidiano la funzione di Servizio Pubblico che essi sono chiamati a svolgere.
Filomena Gallo, Marco Cappato e Mina Welby