Da ormai 16 anni, in tutto il mondo, il 21 marzo, primo giorno di primavera, si festeggia la Giornata Mondiale della Poesia, celebrazione istituita dall’UNESCO nel 1999 e praticata per la prima volta nel 2000. La data, che segna il risveglio della natura dal lungo sonno invernale, è particolarmente significativa. La giornata dell’Unesco attribuisce all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturali, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace. Tra le diverse forme di espressione, infatti, ogni società umana guarda all’antichissimo statuto dell’arte poetica come ad un luogo fondante della memoria, base di tutte le altre forme della creatività letteraria ed artistica.
Ecco alcune poesie che abbiamo ricevuto da poeti del Laboratorio Poetico del Circolo Culturale F/N Morbegnese.
Al vecchio borgo
Fiumi di erbe mosse dal vento
corrono nei tuoi prati
come le acque del Bitto
nel suo perenne letto di pietre
come l'Adda sinuosa
e verde e dolce e cara
specchio agli occhi dei bimbi
e degli innamorati
di alberi vigneti e canti.
Il profumo dei boschi
inonda di sapori
i graniti del tempietto
rifugio estremo
di molti tuoi figli.
Solo le ossa dure
vegliano la rotolante notte
sugli amori e quindi nuova linfa
esplode nelle tue case ricoperte
d'ardesia grigia e solenne
al pari dell'ampio e austero San Giovanni,
tenue pittura consolatrice.
L'antico borgo
degli orobici monti
apre le sue strette
e lastricate vie di sassi
smussati e lucidi di stagioni
al greto pietroso del torrente
dove sulle rive
seduta su gradini caldi di sole
la vecchia contadina
guarda lo scorrere del tempo
nel miraggio delle sue mani
increspate dai succhi d'uva
dei faticosi retici vigneti
e dalle essenze d'alghe
dei freddi lavatoi alle Seriole.
Giuseppe Ravelli
Un noce fa primavera
È il tuo albero di noce
che dalla sommità del prato
par mi faccia segno…
- Vieni vicino -.
Ascolto.
E le sue lunghe braccia al vento
ammaestrate
intonano un dolce canto
che sa di sogno e di rimpianto.
Di luna in luna
cambia d’abito l’albero
e si risveglia
con le primule assopite;
dalle fresche zolle
rispuntano radici ben salde.
Nei suoi cerchi è impressa
la mano di un bambino
che gli ha dato la vita.
Ancora lì allo scurir del sole
in interminabile attesa
il pensier mio non s’arresta.
Se fossi qui
vivo ancora
accanto alla tua pianta…
Ed invece di te
non mi rimane che un noce
a far ancora Primavera.
Paola Mara De Maestri
Neve di marzo
Finalmente sei tornata
ti posi bianca e leggera
nel giardino
sui crocus bianchi
sul pirus dai fiori rosa
che già sono spuntati
in questo inverno
passato senza di te.
È marzo
fino ad ieri il sole splendeva
la natura era pronta
per la primavera
ma l’inverno
mi ha fatto un regalo
e i tuoi fiocchi
son finalmente arrivati
guardo con gioia
questa immagine di purezza
che mi mancava
ti sfioro, t’annuso
ti stringo nella mia mano
e come facevo da bambina
ti porto alle labbra
come un prelibato
agognato gelato.
Antonietta Volonté
Nel tram
Si sente il suono di un oltrescibile -
immarcescibile.
La soglia della coscienza è alta,
vigili noi siamo.
Tutto sibila.
Tutto fischia.
Tutto biascica.
Marco Moscarello
Vento di Primavera
Arrivi nel tempo meridiano
da occidente
porti dai giardini lacustri
profumo di fiori
e polline fecondo sui prati
dove già il verde domina la scena.
E passi veloce
tra le vie dei quartieri
che un tempo erano prati
campi fecondi e broli colorati.
Sbatti sulle alte mura delle case
che non colgono la tua essenza
di fede all’eterno Universo
proteggi dal vigore del sole
le gemme pronte al germoglio
di nuova vita
e il vecchio contadino
sente sul grinzoso volto
la tua carezza ardita.
Giorgio Gianoncelli
Il lavoro della terra
Cosa può essere più nobile che lavorare la terra
in ginocchio ci prostriamo a Dio
e con mano tocchiamo quello che sempre ci ritorna
per quanto proviamo ribrezzo delle nostre secrezioni
è certa morte senza di esse
non disprezziamo ciò che ci tiene in vita
un tappeto di muschio
quale cosa più piacevole di camminarci a piedi nudi
strusciarsi su di un pino per prenderne l'odore
il corpo stanco di un contadino trova sollievo sotto le acque
[di una cascata
come sotto una danza di nuvole
e si sente stanco
a conoscenza di questa fatica non c’è ginnasta che provi
[un'emozione più pura
colui che nella fretta della sua avidità toglie poesia al nostro cibo
infangandolo di veleni
che poi ci ritornano
dopo essere stati nubi
arrogante e schiavo del suo malessere
ingrassando il suo ventre
bestemmia contro il cosmo.
Giuseppina Barolo