Venerdì , 22 Novembre 2024
VIGNETTA della SETTIMANA
Esercente l'attività editoriale
Realizzazione ed housing
BLOG
MACROLIBRARSI.IT
RICERCA
SU TUTTO IL SITO
TellusFolio > Nave Terra > Il nostro giardino
 
Share on Facebook Share on Twitter Share on Linkedin Delicious
Luciano Angelini. L'altare preistorico di Morbegno
L
L'altare preistorico di Morbegno 
06 Marzo 2016
 

La nostra pura essenza

è scritta nella pietra

 

 

Appena sopra Morbegno, suta i Belìn sul fianco destro della val del Bit in posizione dominante sulla bassa Valtellina, si trova un magnifico altare pagano. È una roccia piana che affiora dal terreno per circa 50 cm, dalla forma genericamente romboidale, i cui vertici indicano i quattro punti cardinali, e che misura approssimativamente 4 m di lunghezza e 2 di larghezza. Sulla sua superficie si trovano incise ben 24 coppelle* di forma e dimensioni varie, e due vaschette di cui la più ampia appare molto rovinata in quanto in quel punto la roccia è sfaldata. Per grandezza e profondità si evidenziano due coppie di coppelle collegate anche da un canaletto. Vicino a picco sulla valle c'è un'altra roccia con incisa una sola coppella.

L’altare ci riporta alla cultura della preistoria, ricca di simboli naturali e di religione ispirata al sentimento primitivo verso la Terra, considerata la Grande Madre.

Le coppelle dovevano servire ai riti di fertilità; come non vedervi, infatti, rappresentato simbolicamente il grembo della Madre Terra che nell’accogliere l’acqua del Padre Cielo viene fecondata a rigenerare la vita. Così come la vaschetta doveva servire ai riti di espiazione e o di riconoscenza; dove si versava il sangue dell’animale ucciso durante la caccia in offerta allo spirito totemico.

La disposizione delle coppelle sulla roccia sembra anche richiamare una costellazione o un disegno del cielo stellato col Sole e Luna uniti da un canaletto.

Alle Istituzioni, spetta la tutela e la valorizzazione del prezioso reperto archeologico che affonda le radici di Morbegno e del suo territorio nella preistoria.

 

Luciano Angelini

 

 

* La coppella è un incavo emisferico, generalmente del diametro di pochi centimetri, ricavato dall'uomo sulla superficie di basi rocciose normalmente piane o poco ripide, come affioramenti o massi erratici chiamati per l'appunto massi cupellari o pietre a scodella di solito poste in posizione dominante e panoramica.

Le coppelle più antiche venivano fatte con attrezzi litici (lame di quarzo) imprimendo un’azione rotatoria sul masso e poi modellate raschiandone con pazienza i bordi interni.

Le coppelle sono diffuse un po’ ovunque in tutta Europa ma anche nel mondo. Le più antiche risalgono al Mesolitico, sono frequenti nel Neolitico (10000?-5000? a.C.) ma principalmente si fanno risalire all'età del bronzo che, per quanto riguarda l'Europa, si estende dal 3500 a.C. al 1200 a.C. circa. Quelle più profonde, regolari e chiaramente realizzate con oggetti metallici, di solito collegate da canaletti sono databili all'età del ferro, che abbraccia grosso modo un periodo che va dalla fine del II millennio a tutto il I millennio a.C. (inizia intorno al XII secolo a.C. nel mondo mediterraneo e tra il IX e l'VIII secolo a.C. nell'Europa settentrionale) e sono le più recenti. In sintesi le coppelle sono databili dal Paleolitico al Medioevo quelle adiacenti a chiese.

La coppella sia per il numero che per la diffusione e la durata può ben essere assurta a simbolo di quella plurimillenaria civiltà legata alla natura che affonda le proprie radici nel Matriarcato.


Foto allegate

Particolare dell
Disegno a matita
Articoli correlati

  Luciano Angelini. Hanno cambiato faccia alla Val Corta di Tartano
  Fratelli Angelini: La mostra e il teatro, di luglio a Morbegno
  Bona Lombarda, la bella e virtuosa pastorella di Sacco
  Luciano Angelini. I “bàrek” e il recinto di filo elettrico
  Luciano Angelini. A Dante nell’anniversario della morte
  Val Tartano. Camosci e gallo cedrone nei “circuiti” in quota?
  Gino Songini. Non ci resta che piangere
  Luciano Angelini. “Amnis”, l’orobico di Tarten
  Salviamo la “Sciucada”
  Luciano Angelini. La bella Val Tàrtano è malata
  Luciano Angelini. La fine della storia dei Tartanesi
  Luciano Angelini. La frana di Piuro (1618) e il global warming (2018)
  Fratelli Angelini. La rosa tartena
  “Ul gir de l’an di āf”. Un’impresa da argonauti
  Fratelli Angelini. I massi avello (V-I sec. a.C.)
  F.lli Angelini. Il simbolo degli Orobi, la religione del Sole
 
 
 
Commenti
Lascia un commentoLeggi i commenti [ 2 commenti ]
 
Indietro      Home Page
STRUMENTI
Versione stampabile
Gli articoli più letti
Invia questo articolo
INTERVENTI dei LETTORI
Un'area interamente dedicata agli interventi dei lettori
SONDAGGIO
TURCHIA NELL'UNIONE EUROPEA?

 70.8%
NO
 29.2%

  vota
  presentazione
  altri sondaggi
RICERCA nel SITO



Agende e Calendari

Archeologia e Storia

Attualità e temi sociali

Bambini e adolescenti

Bioarchitettura

CD / Musica

Cospirazionismo e misteri

Cucina e alimentazione

Discipline orientali

Esoterismo

Fate, Gnomi, Elfi, Folletti

I nostri Amici Animali

Letture

Maestri spirituali

Massaggi e Trattamenti

Migliorare se stessi

Paranormale

Patologie & Malattie

PNL

Psicologia

Religione

Rimedi Naturali

Scienza

Sessualità

Spiritualità

UFO

Vacanze Alternative

TELLUSfolio - Supplemento telematico quotidiano di Tellus
Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - ISSN 1124-1276 - R.O.C. N. 32755 LABOS Editrice
Sede legale: Via Fontana, 11 - 23017 MORBEGNO - Tel. +39 0342 610861 - C.F./P.IVA 01022920142 - REA SO-77208 privacy policy