Il 2 giugno di ogni anno ufficialmente si festeggia la nostra repubblica, ma questa data non è finora diventata popolare né è memorizzata. È un peccato: un popolo, che è la base costituzionale di ogni forma di stato, ha bisogno di riconoscersi in quanto tale in una qualche ricorrenza. Le feste hanno questo scopo e carattere. Invito perciò a discutere e approvare e -se si è d'accordo- ad attuare la proposta che -dopo averci molto pensato- ho deciso di rendere nota e di raccomandare caldamente e con adeguata passione e interesse umano e di genere.
L'occasione festosa si manifesterà nell'occupare pacificamente tutti gli spazi possibili di verde pubblico (parchi giardini viali alberati prode cortili di scuole con qualche albero ecc.) attraverso inviti alla popolazione, promossi da gruppi comitati coordinamenti convenzioni relazioni condomini classi scolastiche, insomma ogni forma di aggregazione, preferibilmente non diretta espressione di partiti (non per negatività, ma perché la sovranità popolare non ha bisogno di veicoli, si esprime e rappresenta da sé in mille forme). Negli spazi occupati si mettono tavole assi tovaglie stese anche a terra come si fa nei picnic e si espone, vende, scambia, distribuisce tutto ciò che appartiene alla nostra cucina, davvero la cosa di più indiscutibile e indiscussa fama che l'Italia abbia (vini inclusi). Per tutta la giornata si banchetta e si parla, anche di problemi sociali e politici oltre che culturali e domestici. E si mette in vista anche un tavolino sul quale sono messi a dsposizione volantini disegni inviti per iniziative che alcuni o molti o tutti i partecipanti pensano di voler diffondere. Quest'anno le proposte dei Comitati per il no al referendum istituzionale prossimo saranno le ben venute e all'interesse suscitato dai conviti si aggiungerà quello di vedere se per caso la politica si possa rimettere in circolazione lottando fermamente e continuamente contro l'astensionismo, priorità assoluta in occasione del referendum istituzionale d'autunno.
Lidia Menepace