Paolo Ruffilli: “Gran bel romanzo, in un intreccio originalissimo di racconto della formazione e di racconto dell'immaginazione, sorprendente nello sviluppo in parallelo delle due vicende e dei due protagonisti! Tutt'altro che facile condurre la scrittura in questi territori misti e apparentemente inconciliabili e tu ci riesci. Letto tutto d'un fiato”.
Giuliana Bellosi: “Un libro che mi ha emozionato, una poesia. Due racconti paralleli come i binari della ferrovia che fa da confine al mondo chiuso di Marco, che si prendono per mano lungo il sentiero dell'introspezione fino a fondersi in un unico abbraccio, in un battito d'ali che solleva lo spirito. Forte componente psicologica e le tante citazioni letterarie, più o meno velate, da D'Annunzio a Richard Bach...”
Salvo Zappulla (La Voce dell’Isola, 07/01/2016): “Una storia poetica che si sviluppa su due piani paralleli, due mondi che procedono nella stessa direzione, quelli di un bambino e di un gabbiano, entrambi anelano a uscire fuori dal gregge, dal conformismo, da un destino già programmato. Un libro che consiglio di adottare nelle scuole per formare le menti dei futuri cittadini, in questa società appiattita e manipolata dai grandi mezzi di informazione che trasmettono notizie piegate all’esigenza del potere”.
Eleonora Finzi (Kult Underground, 18/01/2016): “Le vite dei due ragazzi sono agli antipodi, eppure le paure e il desiderio di fuga sono gli stessi, come lo stesso è il vento con cui Lupi fa accarezzare i capelli di Marco e di Juanito, che sia quello caldo dei tropici o quello che riempie il tratto di mare davanti a Piombino. Perché tutti e due vivono l'adolescenza e sperimentano sulla propria pelle la verità che si nasconde tra le parole di Paul Nizan”.
Giuseppe Iannozzi: “Il romanzo più lieve, delicato e poetico di Gordiano Lupi. Un piccolo Capolavoro di 140 pagine circa, un romanzo che fa abile commistione di quelle tematiche care a Luis Sepúlveda, Antoine de Saint-Exupéry, Dino Buzzati. Una vena dolcemente malinconica che strizza l’occhio a quel piccolo mondo antico di Antonio Fogazzaro, oltreché all’immarcescibilità dell’amore, quello tragico e romantico di Johann Wolfgang von Goethe”.