Firenze – È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 2 febbraio 2016 (n. 26) il decreto flussi 2016 per quote di lavoro subordinato e stagionale. Le domande possono essere presentate dalle 9 del mattino del 9 febbraio 2016 per subordinati e autonomi, mentre per gli stagionali il via è per il prossimo 17 febbraio 2016, ore 9. Gli ingressi consentiti per motivi di lavoro subordinato stagionale sono 13.000, riservati alle seguenti nazionalità: Albania, Algeria, Bosnia-Herzegovina, Corea (Repubblica di Corea), Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Ucraina, Tunisia. Fra queste, 1.500 posti sono riservati a chi sia venuto in Italia per motivi di lavoro stagionale per almeno due anni consecutivi e per i quali il datore di lavoro presenti richiesta di nulla osta pluriennale per lavoro subordinato stagionale.
Gli ingressi autorizzabili per motivi di lavoro subordinato non stagionale e di lavoro autonomo, sono 17.850. Le quote sono tutte riservate a particolari categorie di persone: 1.000 cittadini stranieri extracomunitari che abbiano completato i programmi di formazione ed istruzione nei Paesi d'origine ai sensi del Testo unico, e 2.400 cittadini stranieri extracomunitari per le seguenti tipologie di lavoro autonomo:
a) imprenditori che intendono attuare un piano di investimento di interesse per l'economia italiana, che preveda l'impiego di risorse proprie non inferiori a 500.000 euro e provenienti da fonti lecite, nonche' la creazione almeno di tre nuovi posti di lavoro;
b) liberi professionisti che intendono esercitare professioni regolamentate o vigilate, oppure non regolamentate ma rappresentate a livello nazionale da associazioni iscritte in elenchi tenuti da pubbliche amministrazioni;
c) titolari di cariche societarie di amministrazione e di controllo;
d) artisti di chiara fama o di alta e nota qualificazione professionale, ingaggiati da enti pubblici o privati;
e) cittadini stranieri che intendono costituire imprese «start-up innovative».
Si aggiungono 100 posti per lavoratori di origine italiana per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado in linea diretta di ascendenza (residenti in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile), e 100 lavoratori cittadini dei Paesi non comunitari che hanno partecipato all'Esposizione Universale di Milano 2015.
Da ultimo, le conversioni. Sarà possibile convertire in permessi di soggiorno per lavoro subordinato:
- 4.600 permessi di soggiorno per lavoro stagionale;
- 6.500 permessi di soggiorno per studio, tirocinio e/o formazione professionale;
- 1.300 permessi di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo rilasciati da altri Stati membri dell'Unione europea e convertire in permessi di soggiorno per lavoro autonomo:
- 1.500 permessi di soggiorno per studio, tirocinio e/o formazione professionale;
- 350 permessi di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, rilasciati da altri Stati membri dell'Unione europea.
Questo il contenuto del decreto, ora qualche considerazione. A conti fatti, non ci sono ingressi per motivi di lavoro subordinato o autonomo fuori dalle riserve gia' indicate. Apprendiamo quindi con un certo stupore che l'Italia non ha più bisogno di colf, badanti e lavoratori subordinati, ma necessità di una immigrazione più qualificata, più d'élite potremmo dire: colletti bianchi, manager, professionisti e imprenditori con 500,000 euro da investire. Un Paese che accoglie e cerca di attrarre fughe di cervelli, di capitali e di imprenditori dall'estero. Ma quanto a fughe di cervelli l'Italia è più paese di emigrazione che non di immigrazione.
Forse l'Italia non ha più bisogno di manodopera straniera, e quella che oggi lavora a nero, senza contributi e senza versare le proprie tasse all'erario, può restare tale. Più probabilmente il Governo si nasconde dietro una politica formalmente restrittiva (decreti flussi a numero reale 0, espulsioni, criminalizzazione dell'irregolarità) che poi ignora l'occupazione irregolare di centinaia di migliaia di stranieri, e così facendo alimenta il malaffare legato al lavoro nero e alla compravendita di “quote” dei decreti flussi.
Ci pare una incapacità politica da testa sotto la sabbia, da struzzo. La politica migratoria italiana ha fallito e sta continuando a fallire, perché non crea canali di accesso legali e si accontenta di far lavorare i clandestini a nero, senza diritti e con grandi vantaggi per chi sfrutta il lavoro nero.
E quello che dovrebbe essere uno strumento accessorio ad una seria politica immigratoria – le espulsioni – diventa in Italia lo strumento principale, affiancato alla criminalizzazione della irregolarità, ancora oggi reato, per paura delle ripercussioni sul consenso dell'elettorato che vede l'immigrazione come una piaga (ma nel frattempo tiene la badante a nero).
Emmanuela Bertucci, legale Aduc