Firenze – Audizione del Corecom Piemonte in seconda commissione alla Camera. Audito sui problemi nella sua regione coi risvolti nazionali.
L'evasione nazionale stimata di questa imposta sul possesso di un apparecchio tv è, secondo il presidente Bruno Geraci, del 37% e quindi, dice sempre lui, siccome in Piemonte l'evasione è al 17%, ci sono regioni italiane in cui si supera il 50%. Colpisce come, in base a questi dati, e alla recente riforma sul metodo di riscossione (tramite bolletta elettrica inviata a tutti gli utenti di un qualunque contratto domestico), il presidente di questo organismo territoriale regionale dell'Agcom (Autorità Garante nelle Comunicazioni) affermi che l'imposta sia diventata di fatto non evadibile. Così come colpiscono le percentuali fornite.
Vediamo perché. Prima della riforma sul metodo di riscossione, l'Erario/Rai partiva dal presupposto che un qualunque nucleo famigliare anagrafico, per il fatto stesso di esistere, fosse possessore di un apparecchio tv e quindi soggetto d'imposta. Dopo la riforma (legge di Stabilità), il parallelo esistenza/possesso tv si è esteso maggiormente: i contratti della luce sono molti, ma proprio molti di più dei nuclei famigliari anagrafici. Quindi, secondo la loro logica, gli evasori sono aumentati in modo esponenziale. E quindi arriviamo al nostro 37% sul territorio nazionale.
Dov'è il tragico, dal punto di vita politico ed istituzionale? Che questi sono i dati su cui si basa una politica fiscale che conta -come dicono loro- di recuperare circa 400 milioni di euro di evasione.
Non c'è bisogno di essere visionari paranoici per capire che, così come già era assurdo e falso per i nuclei famigliari anagrafici, a maggior ragione è per la bolletta della luce. E, se pur dicono nelle loro pubblicità che oggi pagare il canone sia facile, perché sarebbe come accendere una lampadina, non bisogna essere Einstein per capire che ad ogni lampadina (ma anche a due, tre, quattro, etc.) non corrisponde un apparecchio tv. Ma questo all'Erario/Rai non interessa: partono dal presupposto che l'italiano medio è un evasore fiscale, figuriamoci se non lo considerano tale per l'informazione di Stato.
Anno 2016. Computer, table, smartphone e altri supporti su cui si vede tutto quello che c'è su un apparecchio tv, oltre a tante cose che per non pochi sono anche più interessanti… questo non conta, ma per loro conta la legge del 1938 (Regno d'Italia, capo del Governo Benito Mussolini) a cui si riferiscono per questa loro politica di drenaggio fiscale e individuazione dei presunti milioni di evasori.
Noi crediamo che il metodo che hanno scelto sarà molto infelice, perché porrà molti più problemi di quanti ne abbiano avuto fino ad oggi e, a differenza di quanto vanno a dire in audizione alla Camera, gli evasori fiscali continueranno ad esserci e, forse, anche ad aumentare, sopratutto per tutte le implicazioni che la riscossione dell'imposta tramite bolletta renderà più complicate e risolvibili con meno facilità. Dicono che stanno approntando una modulistica ch risolverà tutto e che verrà inviata con la bolletta elettrica…
Ne vedremo, per l'appunto, delle belle, anche perché non ci risulta che ai ministeri abbiano fatto tesoro di metodi di gestione amministrativa di Paesi in cui errori ed approssimazioni sono rarità e non, come da noi, consuetudine.
E comunque alla base del tutto rimane che le stime su cui basano queste loro politiche, sono farlocche e, sostanzialmente, arroganti.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc