Sabato 23 gennaio il Circolo PD “Giulio Spini” di Morbegno ha incontrato il Sen. Mauro Del Barba per discutere di unioni civili la cui proposta di legge, come noto, vedrà dibattito generale d'aula con inizio delle votazioni a partire da oggi. Abbiamo contattato il Coordinatore del Circolo, Federico Gusmeroli, per sapere 'com'è andata', intanto, a Morbegno. Non capita infatti tutti i giorni, di questi tempi, che si tengano consultazioni di questo tipo, 'di base' come si sarebbe detto una volta... (Red.)
– Allora, Federico, come è stato questo incontro? Cosa ha riferito il Sen. Del Barba e come si è svolta la discussione?
L’incontro è stato davvero molto stimolante per tutti i partecipanti: è stato molto bello sentire i pareri di tutti e le legittime differenze nelle varie posizioni che ognuno di noi ha espresso. Ognuno ha portato i suoi spunti di riflessione e il confronto è avvenuto in maniera costruttiva e chiara: il fatto che noi del Circolo, nel nostro piccolo, siamo riusciti a fare una sintesi efficace e affrontare la discussione con uno spirito di reciproco ascolto e comprensione ci ha fatto ben sperare che anche in Senato sarebbe avvenuta la stessa cosa. Infatti è notizia della scorsa settimana che il gruppo PD voterà compatto il disegno di legge e non chiederà voti segreti, mettendoci la faccia su ogni singolo emendamento.
Il senatore Del Barba ha chiarito bene questa linea, fornendoci non solo un quadro esaustivo del ddl ma anche ricordandoci che purtroppo il problema principale è quello di ottenere un appoggio, da parte di altri gruppi politici presenti in Senato, al disegno di legge. Spesso ce ne dimentichiamo, ma il Partito democratico ha 112 senatori: per approvare una legge ne servono almeno 161. Per questo motivo sono stati messi in campo tutti gli sforzi, soprattutto a livello di emendamenti, per giungere a un testo che abbia la speranza concreta di passare.
In definitiva, credo che questo incontro abbia dimostrato, anche nel piccolo, come il Partito democratico sia l’unico partito all’interno del quale è possibile un dialogo concreto e profondo su un tema di particolare complessità, quale quello delle unioni civili: ne è riprova, a livello nazionale, il fatto che tutta la discussione pubblica sul tema è stata concentrata all’interno del Partito democratico, mentre tutti gli altri partiti sono rimasti alla finestra ad aspettare per poi decidere, in base solo a considerazione tattiche, come posizionarsi.
– Sono emerse posizioni contrarie alla proposta di legge Cirinnà? E, in tal caso, su quali punti?
Tutti i presenti sono partiti da un punto di vista comune: è necessario introdurre al più presto l’istituto delle unioni civili anche nel nostro Paese, per garantire diritti e prevedere doveri anche per le coppie omosessuali. Fatta questa necessaria premessa, devo sottolineare che nessuno si è espresso contro la legge Cirinnà in generale, né contro i singoli articoli, seppure siano state espresse perplessità su alcuni punti specifici (quali ad esempio la stpechild adoption e la parte inerente le convivenze eterosessuali). In fondo il Partito democratico - prima col programma di coalizione “Italia Bene comune” di Bersani nel 2013, poi con più forza col nuovo segretario Renzi che ha vinto le primarie parlando esplicitamente di unioni civili - ha avuto un coraggio da leoni nel presentare con forza questo ddl ed affrontare la discussione su un tema su cui molti altri, nel passato, si erano già scottati. Nell’incontro abbiamo parlato anche di questo, con una discreta dose di orgoglio per questo atto di responsabilità verso un Paese che, in materia di diritti, è rimasto fermo immobile per troppo tempo.
– Si è fatto riferimento alle manifestazioni tenutesi in numerose città italiane, proprio il giorno in cui vi siete riuniti? quali commenti sono girati in proposito? Qualcuno ha lamentato il fatto non fosse stato pensato a un evento anche a Morbegno?
Certamente, anche perché una folta delegazione di Giovani democratici, in larga parte morbegnesi, della Provincia - con i quali come Circolo stiamo collaborando attivamente da diversi mesi, anche sul tema delle migrazioni - era presente in piazza a Milano. Hanno anche realizzato due filmati, molto belli, per spiegare il ddl Cirinnà e fare un po’ di chiarezza sul tema delle unioni civili. Le piazze di #SvegliaItalia hanno posto una richiesta molto semplice, che non è più rinviabile: approvare le unioni civili.
Sono convinto che sarebbe stato molto bello organizzare l’evento anche a Morbegno: credo però che al contempo sia necessario insistere più sull’informazione e su un necessario cambiamento culturale anche in valle sui temi dell’omosessualità e dei diritti. Questo cambiamento è già in atto, ma va costantemente aiutato e supportato.
Per questo motivo insieme ai Giovani democratici e agli altri Circoli PD in provincia stiamo organizzando una serie di ulteriori incontri pubblici sul tema delle unioni civili: ci rendiamo conto che spesso, attraverso informazioni falsate, si cerca di demonizzare non solo la regolamentazione di queste coppie, ma anche di “condannare” più o meno velatamente le persone omosessuali.
– ...e del Family day che era in preparazione?
Ovviamente abbiamo parlato anche del Family day, specialmente in relazione al rischio di contrapporre le due piazze e lasciarsi trascinare dai numeri, reali o inventati che siano, come se i diritti fossero una questione di semplice conta dei partecipanti a delle manifestazioni. Ne abbiamo parlato - ahinoi - soprattutto in merito alla vergognosa scelta del governatore Maroni di utilizzare il palazzo della Regione (che è di tutti) per supportare una sola manifestazione, senza chiedere autorizzazione al Consiglio regionale. Un atto di arroganza che è stato condannato anche dalla sua stessa maggioranza, che nel voto segreto del 1° febbraio ha stabilito che d’ora in avanti dovrà essere il Consiglio a decidere in merito.
– Circa il nodo della possibilità di adozione del/la figlio/a del/la partner? Il senatore morbegnese, se non andiamo errati, è tra i cosiddetti 'cattolici', dentro il PD, che hanno sollevato dubbi sulla formulazione del punto nel ddl Cirinnà. Si è approfondita la questione? con quale esito?
Complice anche il dibattito mediatico, quello della stepchild adoption (ovvero l’adozione, da parte del convivente, del figlio naturale del partner qualora il genitore biologico sia morto o non conosciuto) è stato il punto sul quale ci siamo soffermati maggiormente. Bisogna però fare chiarezza: nessuno ha espresso contrarietà a questa possibilità in sé, che garantirebbe per i bambini la continuità affettiva nei confronti di persone con cui già vivono e che già, nella pratica, agiscono come loro genitori.
È stato dunque necessario approfondire bene il tema per capire meglio come e se la stepchild adoption si leghi alla pratica - vietata dalla legge in Italia, ma permessa in alcuni paesi esteri - della gestazione per altri (o “utero in affitto”), attraverso la quale una coppia (nel 90% dei casi eterosessuale, è bene precisare) stipula un contratto con una donna terza, che accetta di portare a termine una gravidanza e “consegnare” il bambino alla coppia. Questa pratica pone ovviamente dei seri interrogativi morali ed etici ma - contrariamente a quanto affermato falsamente da diversi esponenti politici contrari alle unioni civili! - il ddl Cirinnà non parla di utero in affitto né tantomeno ne prevede la depenalizzazione: era reato prima, resta reato adesso. Semplicemente si cerca di fornire maggiori sicurezze ai bambini, anche nel caso in cui il loro genitore biologico non possa più prendersene cura.
Il senatore Del Barba ci ha raccontato delle varie discussioni di merito che il gruppo PD in Senato ha affrontato in questi mesi e le principali posizioni espresse dai suoi colleghi, che come detto servono anche a ricercare il più ampio accordo possibile con le altre forze politiche in Senato. Vista la rilevanza etica e morale del tema della stepchild adoption (come detto principalmente per le implicazioni derivanti dal tema del ricorso all’utero in affitto) il Gruppo PD ha dunque deciso che ogni singolo senatore, su questo punto, potrà votare secondo coscienza, ma rispettando nel voto finale quanto stabilito a maggioranza. Si tratta di un punto di arrivo di grande responsabilità: al nostro Paese questa legge serve, serve adesso (anzi, forse serviva già prima). Non solo per una questione di riconoscimento di diritti e doveri reciproci all’interno di situazioni stabili di convivenza, ma anche per facilitare e supportare un cambiamento culturale che ponga fine a diseguaglianze e discriminazioni non più tollerabili.