Orfeo e Calais
O come il figlio di Eagro, Orfeo dalla Tracia
amava profondamente Calais,
[il rampollo di Borea,
e quando poteva sedeva
[nelle selve cantando
la passione che non concedeva respiro
[al suo cuore,
ma gli bruciava l’animo togliendogli il sonno
e consumandolo quando posava gli occhi sul bel Calais.
Ed ecco che le crudeli Bistonidi gli si strinsero intorno
con le spade fatali che avevano affilato e l’uccisero,
perché per primo aveva rivelato ai Traci l’amore
fra maschi, mentre non apprezzava l’amore delle donne.
Con le lame di bronzo gli mozzarono il capo
che scagliarono nelle traci acque salmastre
inchiodato alla lira, perché l’uno e l’altra
si portasse via il mare, immersi nel chiarore delle onde.
Quindi il mare canuto li sospinse fino alla divina Lesbo
e musica simile a quella della lira incantevole
emanarono il mare, le isole e le spiagge, dove la testa
poetica di Orfeo gli uomini seppellirono.
E sulla tomba posero la virtuosa lira che inteneriva
anche i sassi insensibili e le spietate acque di Forco.
Da allora il canto e la meravigliosa arte lirica
regnano sull’isola, che è piena di armonia come nessun'altra
e quando ai bellicosi Traci giunse notizia dell’atrocità
commessa dalle loro donne, li afflisse un dolore enorme,
tanto che le marchiarono, affinché portassero un segno
nelle carni e non perdesssero mai memoria del loro crimine.
E le donne pagano il prezzo del martirio di Orfeo
ancora adesso, a causa di quel delitto.
Fanocle (III secolo a.C.) - fr. 1 Powell
Trad. Roberto Malini