Se questo è un uomo
di Primo Levi
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
In questa famosa poesia, che appare nella prima pagine del libro omonimo, Primo Levi parla di tutti gli uomini, non solo degli ebrei, perché la Shoah è un crimine contro l’umanità (come quello contro i gli indiani d’America, gli armeni, i rom, gli omosessuali nei lager nazisti; come quelli commessi in Vietnam, Cambogia, in Rwanda, in Iraq, in Siria dovunque c’è guerra). Comanda a tutti gli uomini di restare umani (come ripeteva sempre Vittorio Arrigoni), perché, come afferma Todorov, si è barbari quando non si riconosce l’umanità dell’altro, quando l’uomo e la donna sono degradati a cosa; come è avvenuto nei lager nazisti ed avviene ancora in tanti altri campi. Comanda di ricordare: e ricordare è parola che ha a che fare con il cuore (viene dal latino cor-cordis); significa avere in cuore, avere a cuore: avere in cuore le vittime, avere a cuore la difesa della dignità umana, dei diritti umani, la pace, la solidarietà… Historia magistra vitae. Che cosa ci insegna la storia? A non commettere più gli stessi errori e gli stessi orrori, o a sapere come li commetteremo la prossima volta? Tocca a noi scegliere il primo dei suoi insegnamenti. (gf)