L’abbazia romanica di Nonantola (Modena) ricorda Matilde di Canossa proponendo un percorso attraverso antiche pergamene che indaga i rapporti tra il potente e ricco monastero e la famiglia della contessa.
Del periodo dei Canossa, e di Matilde in particolare, l’Archivio Storico Abbaziale conserva infatti una ventina di pergamene.
Ne emerge un periodo travagliato ma di contatti frequenti, fatto di liti per proprietà contese, donazioni di terre. Accanto alle pergamene vi è spazio per due celebri codici medievali della sua epoca: la Ratio dell’Archivio capitolare della cattedrale modenese e il magnifico Evangelario di Matilde di Canossa (XI secolo), realizzato dai Benedettini nonantoliani nel loro scriptorium. Uno dei codici medievali più importanti per il ciclo delle 10 miniature con episodi principali dell’anno liturgico e la lavorazione della coperta in argento dorato con la Crocifissione e Dio benedicente all’interno della mandorla.
La mostra del Museo Diocesano di Nonantola, aperta fino all’11 Aprile 2016, offre l’occasione di poter ammirare un pezzo di straordinaria bellezza e rarità: una colomba eucaristica di rame e smalti champlevè realizzata da orafi francesi di Limoges all’inizio del XIII secolo. Questo pregevole esemplare proviene dall’antico Tesoro dell’Abbazia benedettina di Santa Maria e San Claudio in Frassinoro, fondata nel 1071 da Beatrice di Lorena insieme alla figlia Matilde di Canossa, in memoria dei due defunti mariti e della nipotina Beatrice, morta in fasce.
Ma cosa rappresentano e a cosa servivano le colombe eucaristiche nella liturgia del Medioevo? L’uso di questo particolare tipo di pisside per la conservazione del SS. Sacramento, già consolidato in precedenza soprattutto Oltralpe, si diffuse in Italia a partire dal Duecento. La peculiare forma delle colombe eucaristiche sospese sull’altare, allude alla rappresentazione simbolica dello Spirito Santo ed è legata alla reale presenza del corpo e del sangue di Cristo sotto le Sacre Specie affermata dal IV Concilio Lateranense nel 1215. Sul dorso delle colombe si apre una cavità, chiusa da un coperchio a ceramica, in cui si inserivano le ostie consacrate poste entro una piccola teca, solitamente d’oro.
I legami tra l’abbazia e i Canossa sono testimoniati, a partire dall’anno 989, da documenti di Tebaldo; seguono carte del figlio Bonifacio, e del fratello Corrado e della moglie Richilda.
Quindici sono gli atti riferibili ai quarant’anni di governo della figlia di Bonifacio, la gran contessa Matilde, nata dalla seconda moglie, Beatrice, che con Matilde alcune volte si sottoscrive. Oltre agli atti simili a quelli dei suoi predecessori, alcuni riflettono più direttamente lo scontro epocale di poteri del quale la contessa divenne protagonista e nel quale anche il monastero di Nonantola, che era abbazia imperiale, fu coinvolto. All’interno di un lunghissimo periodo fatto di buoni rapporti e sostegno reciproco tra Abbazia e Matilde, spiccano fatti forti e decisivi per il futuro di Nonantola: nella Pasqua del 1077 papa Gregorio VII sosta in abbazia, verosimilmente per indurre il monastero ad abbandonare la parte imperiale; con l’assedio di Nonantola Matilde persuade il monastero a passare al fronte papale.
In queste o analoghe circostanze dovette avvenire la confisca di beni del tesoro abbaziale, poiché con un successivo documento, esposto in mostra, la gran contessa risarcisce la perdita assegnando terreni ai monaci.
Matilde morì nel 1115, ma gli effetti delle sue azioni continuarono a lungo ad influire sulla vita del monastero.
Maria Paola Forlani