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Giovanni Turra Zan, Medicamenta. Nota di Stefano Guglielmin.
Giovanni Turra Zan
Giovanni Turra Zan 
20 Novembre 2006
 

 

La scrittura di Giovanni Turra Zan (autore vicentino approdato tardi alla poesia dopo un intenso tirocinio esistenziale), anziché presentarsi quale distillato di esperienza e conoscenza, erige se stessa a filtro di un quotidiano che s’intravede appena, ma che pure pulsa e talvolta dolorosamente s’affaccia; è un vissuto che si muove tra «parti sane o da risanare, vuoti, rieducazioni,/ arti assenti, pedagogie speciali», tra «indecisioni» e «pettegolezzi», «antinfiammatori» e «granulato solubile»: l’armamentario intero, insomma, dei medicamenta necessari a rendere la vita più sopportabile, soprattutto agli altri. Sì perché qui, il peso che l’anima sopporta additando il bene a chi soffre, travasa poi nella scrittura tutto a grumi, a coaguli sintattici che rifiutano l’integrazione semantica, gridando dal loro spazio grammaticale il desiderio d’autonomia e di riscatto. È come se l’autore patisse per primo la virulenza che prospera «nella zona dorsale» della parola, e non potesse far altro che sfilacciarne linguisticamente il groppo, per meglio sopportarne gli effetti. Ne esce un versificare sintagmatico, franto, ellittico, talvolta enigmistico, che certo deve ancora fare i conti con la possibilità della relazione senza ripari, con quell’aperto, di rilkiana memoria, che tiene fra le braccia l’animale e l’angelo; eppure credo che lo stesso meriti attenzione questa scrittura, niente affatto banale, tutta ancora in fieri e, se difficile, tale la rende non l’ostentazione o lo snobismo, bensì il potenziale tecnico e la complessità esistenziale dell’autore.

 

Stefano Guglielmin

 

 

*

 

si celebrano qui le indecisioni, acustiche

sibille, amorfe nelle miniere, eloquenti

i termini del virus, i suoi argenti, argenti

sui pettegolezzi. Certo, il virus rimane a riposo

per anni, gramo si rifugia sotto la parola,

nella zona dorsale di questa: sa il suo anticorpo,

il libero radicale. La parola lo accoglie

serpe in segno, come fa quando vuole dire

si dispiega nell’antro, ora l’attacco, tradimento

che ne cancella le visioni, s’inforna per posarsi

a caldo sul derma della lingua,

bubbone del senso, capitolare al silenzio.

 

 

*

 

a rivoltare l’interrogativo, gravano

sul perdurante bagno di zinco, anni, scatole

del gioco a quiz, frecce e punte

investiganti, al fondo della piattezza

ci segnala il subacqueo incedere,

grano del seno, si spinge

alle bidonville coralline; è la caccia

l’aggravio nel tonificarsi della fibra,

statistica del carbonio, che dice gli anni,

elastico traino le spine qui sul dorso,

ci vogliono, a sedare il cantiere di canne

da pesca, le antenne di città nel mare.

 

 

*

 

rimane nella risacca e si piega

al peso di infinite cerulee lenze,

si annuncia con gesti il passaggio, esige

che si argini la deriva ormonale,

abbondanza nutriente, un di più di liquida genia.

Custode immune tra le due soglie,

concessioni manifeste, al passo, all’invasione.

E lì, sola alla guida la voce, le sintassi

in ritardo, la descrizione della storia; galleria

d’arte familiare, arte d’abusare, arte.

Sta con la sorella, in quell’istantanea

è visibile ciò che chiama letto, essere

se non un divano di seconda mano,

nel monolocale con bucce di mela sul pavimento,

e formiche. Rifiuti a terra, rifiuti

sul divano, espugnazioni.

Non sognate: incubata la sotterranea

traiettoria che spezza il suo essere sé.

Un Tu, dove la dignità si prostra all’osservare

parti sane o da risanare, vuoti, rieducazioni,

arti assenti, pedagogie speciali.

Ultimo in ordine d’esposizione

(ricordiamo l’art gallery familiare)

prima lettera d’alfabeto, spelling

memorizzato in logopedia

(dalle percosse resa mutuabile)

viene il concepitore dopo ogni sera al bar,

quell’impronta sul naso, rosso

rigagnolo scuro, rosso d’assedio.

 

 

*

 

è un omaggio al tenore di vita, riciclo di una sedia

che non quaglia nel salotto, sospesa la sinistra, quella

del taglio, poggiata al sol minore, spazio incomodo

quando allo studio è una Englische Suite. Qui si è perdonati,

si dice, qui nel serbatoio dell’opera, svuotarsi pieno di voglie,

cali d’addome nel farsi della strada, mentre a percuotere

i tasti del pianoforte sono aghi pesati. Februa di meringate

ad ogni allemanda, in famiglia si ebbe l’ingrasso composto

di stanze con sigillo, dove avevano nude consulenze.

Arresi i mestieri, le portulache messe giù come

un esercito, si barricano, sono trilli in crescendo;

apostrofi nelle aiuole come dardi per capello, devoti

 

«Perdonate, Cataldo, dove avete vangato il cimitero?»

 

«Becco il mignolo del piede, quello che usava

per tenere lunghe le note. Egli vive tra i denti».

 

 

*

 

lo spiazzamento, miope nel progetto della pioggia

l’aria condizionata, ogni condizione ha

necessità di temperarsi, ridurre

l’escursione termica tra nascere

e morire. 24-25 gradi stabilmente

assuefatti al limpidore. Piace

il clima del nord, in mezzo

la fessura che bene spartisce,

la perequazione della spossatezza.

Antinfiammatori, ghiacci,

granulato solubile sulla via

 

(la curva del dolore ha un apice atteso)

 

 

 

Notizia

 

Giovanni Turra Zan è nato a Vicenza nel 1964 e risiede in provincia, a Dueville. Diplomato al Conservatorio Musicale “A. Pedrollo” di Vicenza e laureato in psicologia, lavora da molti anni nel mondo della cooperazione sociale, occupandosi anche di counseling e di gruppi di auto mutuo aiuto. Nel 1996-97 è stato volontario della ONG internazionale Peace Brigades International in Sri Lanka, occupandosi di diritti umani e peacebuilding.

Vincitore nel 2005 di “Poeti per Posta”, concorso organizzato dalla trasmissione di Radio 2 “Caterpillar”, sue poesie sono state pubblicate nell’antologia Il Segreto delle Fragole – Poetico diario 2006 (Lietocolle), nella rivista online El Ghibli – Letteratura della Migrazione, e nell’antologia Poeti per Posta, edita da Rai Eri. La sua opera prima Senza, con la prefazione di Stefano Guglielmin, è stata edita da Agorà Factory nel 2005.


Foto allegate

Senza, Agorà Factory, 2005
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