Nibruki
the city of Nippur (Akkadian neberu, ‘crossing, ford; ferry(boat)).
(John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 197)
Nell’articolo ‘indice’ scrissi:
Il mio ultimo articolo “Natale di vittoria su Plutone” lascia aperto il tema: come mai il pianeta Plutone sta come Neribu in una tavoletta mesopotamica? [lo vedremo nel 2016].
È un errore involontario!
Infatti, nel testo richiamato, avevo scritto Nibiru, non Neribu:
L’autore dell’analisi trascura completamente la somiglianza del nome Nibiru col nome sumero Nibru dell’accado Nippur, la città sacra intermedia tra kalam, terra di Zumer, e Akkad.
Chiedo venia.
È ben chiaro: se scrivessi di proposito Neribu, consapevole di dover proporre Nebiru vel Nibiru, sguazzerei nel torbido in preda del demone della parola bib.bi, che deve rispondere al re dei demoni Neru-gal vel Ner-gal, paredro di Eresh-ki-gal, la regina degli inferi – che abbiamo imparato a leggere Ki-eresh-gal. Forse: Neribu. Lo dico forte del Pluto dantesco [Papè Satan, papè Satàn aleppe! pari a Babu Satan retro di antasubba demone della perdita della conoscenza sumero], pari al Phersu dio dell’Averno, nel suo originario significato di “scissione”, “divisione”, “parte”, e si pensa all’italiano “partire” spiegato da Giovanni Semerano.1
L’errore ad inversione è prezioso.
Infatti, posso riferirvi dell’identità di Nebiru (= Libra), grazie alla raccolta di Testi sumerici ed accadici fatta da Giorgio R. Castellino, pubblicata nel 1977 dalla Utet di Torino, [: 648-649] la...
Preghiera agli dèi della notte
[Scongiuro] È quieta la campagna,
sono chiusi gli usci (delle case),
sbarrate le porte (della città),
abbassati i chiavistelli, tace la regione.
Solo aperti sono i portali del cielo spazioso,
i grandi dèi della notte che di lontano vigilano sono [presenti (? sono le stelle, nda)].
Entrate, o dei della notte, voi stelle maggiori:
Costellazioni Musir-kesda (Giogo e corona, -scettro e cerchio [mus aspetto sir testicoli -kesda catena, nda]), Sibzianna (Orione),
Sulpae (Giove e Cancro) [in realtà è sposo di Ninhursagga Signora della Montagna-Aldilà, nda], Margidda (Orsa maggiore), Nebiru (Libra), Bir (Marte), Entenabarguz (Cinghiale), Asgan (Canale).
Entrate, o dei della notte, e […],
stelle del nord, stelle del sud, stelle dell’est e stelle dell’ovest.
Entra Ninsianna (Istar), grande dea, e tutte le rimanenti stelle!
Chi v’invoca ottiene di certo [quanto brama].
Costui, n.n., invocandovi ha ottenuto [quanto desiderava].
Da sempre, chi concede favori [siete voi].
Buona grazia, esaudimento, far vivere, si trovano [presso di voi].
Da voi si trova lo scioglimento della colpa, dell’ira, del corruccio, [furore e peccato d’astuzia].
Chi si rivolge a voi, favorite il suo dire, ne accogliete parola.
…
Libra è Bilancia. Bilancia unisce vita e morte nell’anno. Per la precessione degli equinozi, corrispondeva all’equinozio d’autunno, lo Scorpione Gir-tab, che l’astronomo Giovanni Schiaparelli fa corrispondere, negli anni 2000-2500 a.C., con ottobre, sum. Dul-azag, assiro-babilonese Tasritu, ebraico Tisri, in Scritti sulla storia della astronomia antica (Mimesis, Milano, 1997: 56).
La kaspu era la doppia ora. Dunque, le 24 ore stavano in 12 kaspu. – Caspita! – direte. – Tutto un altro sistema rispetto al nostro! Una doppia ora, della vita e della morte, per loro; un’ora sola per noi, dove uno fa il menagramo se ricorda che quest’ora può essere di vita o di morte per ciascuno di noi, chissà per quale motivo. Ed il mese nasceva uccidendo l’ap-kal-lu precedente, ovvero il mese prima. L’anno era tutto il tempo. Poteva finire con Neru-gal/Ner-gal, il dio della morte, Neri-bu, o poteva rinascere con la dea della vita, qua Ninsianna, proprio di Inanna ad Uruk e di Nini(n)sianna, l’Inanna di Isin.2 Era detta anche
Irnini, tu sei eccelsa, la più grande degli Igigi.
Ig, aperti, -igi, occhi. Spalancati ad ammirare il cielo stellato, ogni stella un dio.
Ninna + Nanna, la dea luna prima Inanna, non aver paura, nin, bel bambin. Ninna-nanna dormi tranquillo.
Un girotondo di dèi. Di vita e di morte. Avete ancòra gusto di feste?
Gustu vale ‘girotondo’. E il nome della dea Istar –per gli Accadi, Inanna per i Zumeri- Gusea (Gusaia, Gusatu) viene interpretato qualche volta in questo senso: la dea (che danza il ) girotondo.
Castellino scrive così in nota ad una Supplica a Istar [: 356-357].
Noi possiamo levare la taranta nella tarantella tarantina, dove leggo TAR-AN-TU, ‘Spirito (tu) del Cielo (an) che si interrompe (tar)’.
Nebiru corrispondente con lo Scorpione, Gir-tab, dove Antares dello Scorpione è Gab-Gir-Tab, ‘Lui e Lei che fottono uniti’ rinvia alla città sacra sumero-accada di Nibruki.
Di più, apre alla lingua sumera appresa da tutti i popoli i cui sacerdoti impararono a leggere e scrivere, come mi ha insegnato l’accademico Brugnatelli, che vedremo.
Carlo Forin
1 Il popolo che sconfisse la morte, Bruno Mondadori, Milano, 2003: 14.
2 Giorgio R. Castellino, op. cit.: 155.