Firenze – Il canone Rai in bolletta: se ne parla da quasi dieci anni e con l’ultima legge di stabilità è diventato realtà.
La riscossione dell’imposta RAI – perché sia chiaro, è un’imposta, non un “canone” – in bolletta è stata presentata dal Governo e dai media con tre slogan, così riassumibili: “Canone più basso”, “Canone in bolletta” e “Lotta all’evasione”.
Il primo slogan è indiscutibilmente vero, la tassa per la detenzione di una tv è diminuita per effetto della legge di stabilità 2016, passando da euro 113,50 a euro 100,00. Eppure – come vedremo più avanti – se il Governo avesse “esteso” la riscossione del canone in bolletta non solo alle famiglie ma anche al canone speciale delle attività a fini di lucro, la riduzione del canone dovuto dalle famiglie avrebbe potuto essere ben più sostanziosa.
Il secondo merita approfondimenti e puntualizzazioni: sembrerebbe infatti che dal 2016 tutti pagheranno il canone in bolletta, mentre come vedremo non sempre sarà cosi.
Il terzo slogan è quello che ci lascia più perplessi. È davvero una misura efficace di contrasto all’evasione? Chiariamo subito che le novità che andremo ad esaminare riguardano solo le famiglie, cioè il canone ordinario. Per il canone speciale tutto resta invariato.
Andiamo ad analizzare le (poche) novità.
Il canone RAI sarà pagato da tutti con la bolletta della luce?
No. Il canone verrà addebitato in fattura solo se l’intestatario della bolletta ha residenza anagrafica nel luogo in cui viene fornita la luce. Esemplificando, se ho residenza in un immobile e sono intestatario di un contratto di fornitura elettrica per quell’immobile, il canone mi verrà addebitato in bolletta.
Solo in questo caso il canone verrà effettivamente addebitato in bolletta. Tutti coloro i quali non ricadono in questa condizione dovranno continuare a pagare come prima, tramite bollettino: ad esempio, per conviventi more uxorio o semplici coinquilini, e in tutti i casi in cui soggetti non appartenenti allo stesso nucleo familiare coabitano, ci sarà un’unica bolletta dell’energia elettrica. Nonostante ciò il canone sarà separatamente dovuto da tutti i soggetti che utilizzano (detengono) la tv.
Canone RAI e nuove utenze elettriche
Per le nuove utenze, la compagnia che eroga la fornitura di corrente elettrica dovrà – al momento della stipula del contratto – raccogliere la dichiarazione del cliente in ordine alla residenza anagrafica nel luogo di fornitura, e il cliente sarà tenuto a comunicare ogni successiva variazione.
Canone RAI e utenze elettriche già attive. Cosa fare se non si ha una tv
Per le utenze già attive, la legge prevede una presunzione di detenzione di una tv. Se così non è, la persona – che ribadiamo è residente in quell’immobile e al contempo intestataria di una contratto di fornitura di energia elettrica - dovrà presentare all’Agenzia delle entrate (Direzione provinciale I di Torino – Ufficio territoriale di Torino I – Sportello S.A.T.) una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà che avrà validità annuale.
Le modalità con cui rendere tale dichiarazione saranno stabilite successivamente da un provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate. ATTENZIONE: la legge di stabilità non specifica entro quando tale dichiarazione deve essere resa, immaginiamo che anche la tempistica sarà oggetto del provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate.
Quando andrà pagato il canone 2016?
Per chi è residente in un immobile e ha intestata la bolletta della luce, nella prima fattura successiva al 1º luglio 2016 verranno cumulativamente addebitate tutte le rate scadute del canone RAI (cioè le prime sei, per un importo di euro 60,00). Le ulteriori quattro verranno addebitate nelle bollette della luce delle mensilità successive. Per questi soggetti l’importo è rateizzato in bolletta, in dieci rate. L’addebito bancario (RID) già autorizzato per la luce si intende autorizzato anche per il canone.
Prima di procedere, un breve inciso. Le rate non sono dieci, ma al più cinque e dal 2017. Perché dividere per dieci rate un importo che viene riscosso con bollette bimestrali, in realtà vuol dire dividere in cinque rate, che però “suona” peggio, meno magnanimo.
Nel 2016 poi le rate non saranno nemmeno cinque, ma tre, cioè la prima di 60,00 euro nella prima bolletta fattura successiva al 1º luglio 2016 e le altre due di 20,00 euro ciascuna nelle due bollette successive.
Chiusa parentesi.
Per tutti gli altri soggetti tenuti al pagamento del canone Rai la legge di stabilità non specifica nulla, né abroga la normativa precedente. Ciò ci fa presumere, dunque, che chi non è al contempo intestatario di una utenza elettrica e residente nel luogo in cui l’energia viene erogata, dovrà pagare il canone, come sempre, entro il 31 gennaio 2016. La questione non è stata esplicitamente affrontata nella legge di stabilità e merita un chiarimento urgente, visto l’approssimarsi della scadenza.
Posso ancora chiedere il suggellamento della tv?
No. A decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di stabilità non sarà più esercitabile la facoltà di presentare la denunzia di cessazione dell’abbonamento radiotelevisivo per suggellamento.
Si tratta di una disposizione che, benché in vigore, non veniva applicata già da molti anni. Le tv non venivano più chiuse in un sacco di iuta e sigillate (in questo consisteva il suggellamento) ma ci si limitava ad inviare una dichiarazione, alla quale potevano seguire eventuali controlli.
Dunque, essendo stata eliminata la possibilità di richiedere il suggellamento, non sarà più possibile avere una tv vecchia chiusa in soffitta e non usata, ma occorrerà disfarsene fisicamente.
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Queste le novità, non altro. Non è certo possibile in questa fase avere un’idea di quanti sono gli italiani evasori del canone che hanno residenza e utenza intestata, e che in questo modo verranno “stanati”, ma immaginiamo non si tratti di grandi numeri.
E soprattutto non si tratta di grandi numeri se paragonati ai dati dell’evasione del canone speciale. Perché sia chiaro, la “manovra” riguarda solo i canoni ordinari dovuti per la detenzione di tv ad uso privato. L’evasione totale di questi canoni è stimata fra il 25 e il 30%, secondo un sillogismo decisamente approssimativo: le famiglie italiane sono 23 milioni, e siccome in Rai e ai ministeri partono dal presupposto che ogni famiglia abbia un apparecchio tv, essendo i contribuenti paganti “solo” 17 milioni, gli evasori presunti sarebbero 6 milioni.
Ben più sostanziosa è invece l’evasione del canone speciale, dovuto da chi detiene una tv a fini di lucro “diretto o indiretto”. Parliamo di strutture ricettive di ogni genere (dal campeggio all’hotel di lusso, dal B&B alla casa di riposo), negozi, botteghe, scuole, banche, esercizi pubblici, ospedali, uffici, poste, studi professionali, istituti religiosi, sedi di partiti politici, circoli, associazioni, ecc. ecc.
Per il canone speciale nulla cambia. Il che vuol dire che il canone verrà riscosso in bolletta solo per le famiglie e non anche per gli esercizi commerciali, che pure una utenza elettrica ce l’hanno.
Perché? Perché cioè contrastare solo l’evasione delle famiglie e non anche quella, molto più estesa, dei canoni speciali?
L’indagine Aduc sull’evasione del canone speciale nel 2007
Nel 2007, Aduc condusse una indagine sull’evasione del canone speciale (era il periodo in cui la RAI pretendeva ancora il pagamento del canone per chi aveva anche solo un computer), incrociando i dati dell'Istituto demoscopico del Governo – secondo cui in Italia risultavano 4.371.087 imprese; il 91,7% delle quali aveva Internet e, di conseguenza, almeno un computer; considerando solo queste ultime imprese, i canoni dovuti sarebbero stati 4.008.286 – con i dati RAI relativi ai canoni speciali riscossi nel 2006, in numero di 171.554. Anche limitandosi alle sole imprese, l'evasione del canone speciale si attestava intorno al 95,8%. Calcolando per ogni impresa il canone speciale base (all’epoca 185,29 Euro), l'evasione plausibile era di 742.695.000 Euro.
L’indagine del 2007 teneva conto del fatto che il canone era all’epoca richiesto anche per i pc, richiesta sulla quale nel 2012 la Rai ha fatto marcia indietro.
L’evasione del canone speciale nel 2013
A quanto ammonta oggi l’evasione del canone speciale? Quanti non pagano? Per quali importi?
Una risposta parziale e decisamente prudenziale la fornisce la Corte dei Conti, nella sua relazione del 3 marzo 2015 sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria della RAI RADIOTELEVISIONE ITALIANA Spa per l’esercizio 2013 (Determinazione n. 20 del 2015 del 3 marzo 2015, p. 163):
«Per quanto concerne la raccolta del canone speciale, nel 2013 le relative utenze speciali sono state pari a n. 330.000 (273.000 TV + 57.000 radio), con un ricavo annuo di circa 74 milioni di euro. L’evasione dal pagamento del canone speciale, considerata la tipologia di potenziale utenza, appare difficilmente quantificabile. Le valutazioni dell’azienda militano nel senso che il tasso di evasione sia significativamente superiore a quello relativo all’utenza privata. Il mercato potenziale complessivo di riferimento viene stimato intorno a n. 1.000.000 “esercizi”. Il mancato introito potenziale, nel caso teorico che tutti gli “esercizi” non paganti, siano accessoriati con un apparecchio radiotelevisivo e, quindi, siano tutti assoggettati al pagamento del canone, si posiziona intorno alla somma di 170 milioni di euro annui. Il volume del ricavo potenziale si attesterebbe, quindi, in circa 230 milioni di euro. La valutazione dell’Azienda, al riguardo, è che l'evasione dal pagamento dei canoni speciali sia valutabile nella misura del 65-70% dei citati 1.000.000 “esercizi”, corrispondente circa a 100 milioni di euro all'anno. La situazione del canone speciale aggiornata al 31 dicembre 2013, viene esposta nella tabella seguente».
La Corte dei Conti riporta i dati forniti dalla RAI: la stima prudenziale è di una evasione fra il 65% e il 70% dei soggetti tenuti al pagamento. Delle tabelle inserite nelle 218 pagine che compongono la relazione, una ha colpito particolarmente la nostra attenzione; si tratta della tabella che espone la situazione del canone speciale aggiornata al 31 dicembre 2013 (per consultare la tabella si veda l'articolo sul sito web dell'Aduc, ndr).
Solo 20 uffici postali in tutta Italia pagano il canone Rai su oltre 13.000 uffici complessivi. Rispetto all’indagine Aduc del 2007 nulla è cambiato.
Ma torniamo al nostro tema. Secondo il Governo quindi, mettere il canone in bolletta alle famiglie contrasta l’evasione, fare altrettanto alle aziende, che evadono fra il 65 e il 70% del canone, evidentemente no. Eppure se questa “strenua” lotta all’evasione serve a pareggiare il disastrato bilancio RAI (442 milioni di euro di debiti finanziari verso le banche), lottare anche contro l’evasione del canone speciale consentirebbe in pochi anni di pareggiare il bilancio, portarlo in attivo, diminuire l’importo del canone delle famiglie e magari abolirlo – come chiediamo da anni – o privatizzare la Rai, come hanno chiesto gli italiani con un referendum ignorato, anziché destinarlo ai cachet di presentatori e starlet varie, che poco c’entrano con il servizio pubblico.
Emmanuela Bertucci, legale Aduc