Il semplificato sal-mo in sumero è ‘sal-mu’, utero (sal) del nome che nomina (mu). Il finale espande in musica.
In Dio, nostra fortezza, esultate,
Dio di Giacobbe acclamate nel canto.
Suonate l’arpa soave e la cetra,
tamburi e cembali e trombe suonate
5) nel plenilunio, il giorno di danza.
Per Israele è questa la legge,
così ha voluto il Dio di Giacobbe:
è un comando che impose a Giuseppe
già quando scese a combatter l’Egitto.
10) Ora un linguaggio arcano io sento:
-Dalle sue spalle gli presi il fardello,
io gli staccai le mani dai forni:
come gridasti a me dall’angoscia
io scesi a rompere ceppi e catene,
15) così risposi dall’antro del tuono.
Ti misi a prova alle acque di Meriba;
Popolo mio, ascolta il mio monito!
In mezzo a te non ci sia altro Dio,
20) tu non prostrarti a un dio straniero.
Sono io solo il Signore tuo Dio,
che dal paese d’Egitto ti trassi:
apri la bocca e io la riempio!
Ma non mi diede ascolto il mio popolo,
25) no, Israele non volle obbedirmi.
Io l’ho lasciato al duro suo cuore,
che segua pure i suoi storti consigli!
Se mi ascoltasse il popolo mio,
se le mie vie seguisse Israele!
30) Piegherei subito i suoi nemici
e stenderei su di loro la mano:
fatti i nemici di Dio suoi schiavi,
e la loro sorte sarebbe segnata!
E darei loro fior di frumento,
35) li sazierei con miele di roccia-.
A mio gusto, il salmo 81 (80) è la preghiera più completa, che alzo in questo giubileo della misericordia.
Ricorda che fede è ‘fusione (in) Dio’, hi.de in sumero. Le prime dieci righe sono la parte della comunicazione espressa dall’uomo, fino a -Ora un linguaggio arcano io sento-. Le altre venticinque sono la parte di Dio. La preghiera è un circolo dove Dio è il protagonista. L’uomo ha il solo merito di aprire la comunicazione con l’ascolto del linguaggio arcano (cano, canto religiosamente, ar, preghiera; ar-ga-num, a coniferous tree or its scent). Halloran 22.
Il plenilunio è al rigo 5, lat. quinque (come le dita di una mano), sum. ku.in.ku.e –distinguo. Entrata. Distinguo. Preghiera-, grafi ni2.tuku, careful, vigilant; zealous; fearful; reverent; awesome (‘fear’+’having’) [John Alan Halloran, Sumerian lexicon, Logogram Publishing, Los Angeles, 2006: 196].
Leggo su ni2.tuku: -ku.in con asporto di tu, Vento/Spirito: ku.in.tu. Ku.in.tu pari ad ordinale quinto è il quinto rigo di cui ci occupiamo.
Dieci righe umane + venticinque divine: 35, pari a 7 x 5. Sono notori il 30 come numero della luna nella kabbala sumera, ed il 15. Il 20 è noto come numero del sole, nis (da cui Diu-nis-u), Sin è nome della luna (En Zu, Zu en, Su en, Sin); ed è in Nis-aba, Nid-aba, dea dell’erba e delle canne scrittorie. 7 è la ‘totalità’, imin, reciproco per sillabe di ‘parola’, inim [non ditelo al logico Odifreddi, che proclama l’alterità dei numeri dalle parole; potrebbe avere una crisi]. Dunque, il canto nel plenilunio viene espresso con la totalità delle parole. 35 è il numero della luna (34 del sole) nel corteo dei Massi Incisi di Yazilikaya!
-Ti misi a prova alle acque di Meriba- dice Dio.
Ricorda l’episodio -narrato in Numeri 10- quando mancava l’acqua ad Israele, Mosè [Mu-sha in arabo] batté col bastone sulla roccia e sgorgò l’acqua. Mosè mancò di ringraziare Dio del miracolo -per timore dell’infedeltà del popolo- e Dio lo escluse dall’entrata nella Terra Promessa. Il tocco sulla roccia fu sum. TAG.ME nell’espressione SIN.TAG.MA, ‘pezzo (tag) generato-generante (ma) ferita (sin)’; me-ri-ba è ‘anima (ba) della totalità (me-ri)’ [John Alan Halloran, op. cit.: 173].
Fuor dalla categorizzazione idiotizzante sacro col sacro, profano col profano osserviamo Meri nel classico Virgilio per ritrovare l’amore punto da gelosia.
Meri, il mago della nona ecloga delle Bucoliche di Virgilio, aveva dato nell’ottava ecloga erbe e veleni raccolti nel Ponto a Damone, tanto geloso per l’abbandono di una donna o di Alfesibeo da esser tentato di usarle per far innamorare l’amata che lo delude. Ma desiste, perché il mago bianco Virgilio è alieno dalla magia nera.
A me l’espressione d’amore di Dio -Popolo mio, ascolta il mio monito! O Israele, se tu mi ascoltassi!- manifesta la misericordia, la più bella sua propria caratteristica.
Carlo Forin