Firenze – Secondo i dati del rapporto sull'applicazione dell'ISEE nel primo semestre 2015, pubblicato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali - Direzione generale per l’inclusione e le politiche sociali, il nuovo riccometro punisce i “furbetti”. Sulle prestazioni sociosanitarie però chi fa il furbetto è il Governo, a danno delle categorie di persone più deboli (anziani non autosufficienti e disabili) e per le prestazioni più costose per l'utenza.
L'Associazione per la legalità e l'equità fiscale (LEF) fondamentalmente plaude all'efficacia del nuovo ISEE nello stanare e dissuadere i furbetti che emerge dal rapporto: nel 2015 le DSU presentate sono diminuite del 25% rispetto allo stesso periodo del 2014 e, fra quelle presentate, le dichiarazioni con patrimonio mobiliare nullo sono passate dal 73,7% al 18,9%. Merito, secondo LEF, del rafforzamento dei controlli e del fatto che i redditi non sono più auto dichiarati.
Tutto vero, indiscutibilmente, e quando si stana il furbetto si incontra sicuramente il plauso generale. Ma alle statistiche si può far dire di tutto, basta valorizzare “quel dato lì'” e ignorare “quel dato là”. E poi quando si parla di statistiche viene sempre in mente il pollo di Trilussa.
Il rapporto infatti omette qualsiasi considerazione sul fatto che, in relazione agli ISEE richiesti per le prestazioni sociosanitarie, la “regola di calcolo” è sbagliata. Una svista? Non crediamo. Fornire i dati relativi al corretto calcolo degli ISEE le per prestazioni sociosanitarie avrebbe probabilmente gettato benzina sul fuoco, poiché dall'11 febbraio 2015 (appena un mese dopo l'entrata in vigore del decreto) tutti gli ISEE rilasciati per le prestazioni sociosanitarie sono illegittimi.
Il TAR Lazio, infatti, con tre sentenze (Sez. I, n. 2454/15, n. 2458/15 e n. 2459/15) ha annullato alcune norme del decreto, modificando la base di calcolo dell’ISEE per le prestazioni agevolate di natura socio-sanitaria, fra le quali rientrano le prestazioni di degenza in RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) per persone ultrasessantacinquenni non autosufficienti.
In particolare, dall'11 febbraio 2015 non possono essere computati nel calcolo ISEE i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche non imponibili ai fini IRPEF (fra cui indennità di accompagnamento, pensione sociale, pensione di invalidità, indennità e assegni riservati agli invalidi civili, ciechi, sordi ecc.) poiché non costituiscono un “incremento di ricchezza”, ma sono emolumenti riconosciuti e corrisposti per aiutare l'utenza a far fronte economicamente a situazioni di disabilità e fragilità.
Ancora, il Tar Lazio ha aumentato la franchigia per le persone non autosufficienti, di conseguenza, l'ISEE si deve calcolare con riferimento alla porzione di reddito che eccede i 9.500 euro l'anno, e solo su quella.
Le tre sentenze sono immediatamente esecutive (quindi dovevano essere immediatamente eseguite ed osservate dall'INPS, dai Comuni, dal Ministero del Lavoro, dalla Presidenza del Consiglio) e favoriscono gran parte dell'utenza, poiché hanno come effetto di diminuire il valore finale dell'ISEE e conseguentemente diminuire i costi che l'utenza deve sostenere per le prestazioni agevolate di natura socio-sanitaria.
Il Governo avrebbe quindi dovuto rispettare le sentenze, modificando il decreto o i software di calcolo dell'ISEE. Così non e' stato: la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha impugnato le sentenze innanzi al Consiglio di Stato e, senza una pronuncia che ne sospendesse l'efficacia, si è limitato ad ignorarle.
Eppure una soluzione c'era, in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato: calcolare gli ISEE aumentando la franchigia a 9.500 euro l'anno e senza computare le indennità di accompagnamento e gli altri redditi non imponibili ai fini IRPEF, salvo – nel caso in cui il Consiglio di Stato desse ragione al Governo – ricalcolarli retroattivamente in un secondo momento.
Ma perché il governo non l'ha fatto? Lo ha chiarito Enrico Zanetti, sottosegretario al Ministero dell'Economia e delle Finanze, in risposta ad una interrogazione parlamentare presentata dalla deputata Sandra Savino (FI): «[…] giova ribadire che qualsivoglia iniziativa normativa dovrà necessariamente tener conto degli effetti negativi sui saldi di finanza pubblica per i quali è opportuno reperire idonei mezzi di copertura finanziaria. […] si registrano, infatti, numerose voci provenienti dai Comuni che paventano pesantissime ripercussioni sui bilanci comunali a seguito dell'applicazione del sistema di franchigie per i disabili, che renderebbero il nuovo strumento di fatto più favorevole».
In sintesi: i conti rischiano di saltare e il “problema dell'ISEE” – che per i Comuni rischia di essere una questione di non poco conto – viene nel frattempo riversato sulle spalle, e nelle tasche, degli utenti.
La soluzione, comunque, sta per arrivare: il 3 dicembre scorso si è infatti tenuta l'udienza davanti al Consiglio di Stato che si pronuncerà a breve. Non appena la sentenza sarà pubblicata, ne daremo notizia sul nostro sito e – in caso di rigetto dell'appello del Governo – forniremo le prime indicazioni su come procedere.
Emmanuela Bertucci, legale Aduc