Miserando atque eligendo è il motto di papa Francesco Bergoglio: ‘provando misericordia e strappando’. Amo questa direttiva dolce e durissima.
L’8 dicembre inizierà il Giubileo 2015-2016, indetto da papa Francesco il 16 marzo 2015; è 715 anni dopo il primo Giubileo indetto da papa Bonifacio VIII nel 1300.
Il papa che ha indetto l’ultimo Giubileo è il successore di Benedetto XVI, dimessosi nel gennaio 2013 come Bonifacio VIII (Benedetto Caetani), il successore di Celestino V (Pietro del Morrone), che si dimise il 13 dicembre 1294 (‘unico caso nella storia del papato’, secondo Enciclopedia Grolier.
Da archeologo del linguaggio io provo un grandissimo stupore per questa replica di fatti insoliti. Nella massima corruzione dei simoniaci Dante vide papa Celestino V e Bonifacio VIII:
E farà quel d’Alagna intrar più giuso. (Paradiso, XXX, 145)
Altrettanto vive oggi la città del Vaticano col Vatileaks, [crepe, leaks, del Vaticano]. Io sono un credente convinto che il papa re sia una bestemmia e, dunque, la Città del Vaticano un’immensa sciocchezza, come credeva nel 1866 il teologo dogmatico Giuseppe Ciani, autore di Storia del popolo cadorino. Le crepe della struttura di vertice della Chiesa sono narrate dai libri appena usciti Via Crucis ed Avarizia. Sono d’accordo a provar misericordia mentre però si strappano via le sconcezze cardinali.
Ho fiducia in papa Francesco; lo Spirito ce lo ha dato col consenso dell’emerito Benedetto XVI. La Chiesa terrestre dovette attendere sei secoli per portar Dante dall’inferno dei reprobi –per aver messo due papi all’inferno– al paradiso, grazie all’enciclica di Benedetto XV nel 1921.
La Chiesa della misericordia di san Giovanni XXIII e di san Giovanni Paolo II sarà più veloce sia nel perdonare sia nell’estirpare coloro che intascano gli oboli dei credenti?
Carlo Forin