Tra i tanti mezzi per raccontare la storia e specialmente la vita di popoli alla ricerca del proprio destino, la fotografia è uno dei più efficaci, perché coglie l’attimo di un volto, di uno sguardo, di un movimento, di un atteggiamento, espressioni che esemplificano un messaggio. Tale è la mostra “Ritratti di Memoria”, scatti che catturano il visitatore per la verità che rappresentano, la situazione in cui vive il popolo Saharawi e il messaggio che traspare dai suoi membri. Gli scatti delineano con linee, forme, colori, espressioni fisionomiche lo stato di indigenza in cui versa questo popolo segregato, privo di identità, i pochi oggetti che mostrano tra le mani sono tutta le loro ricchezza e da essi emana la richiesta di aiuto che il popolo Saharawi ci chiede.
Toccante è il volto del padre che la giovane mostra sorridente, il vestitino della figlia, i datteri, risorsa del territorio e il baule “antico”, unica ricchezza, custodito con amore, che raccoglie insieme lacrime, sorrisi, futuro e speranze.
Bravissimi i curatori-autori degli scatti nell’aver saputo mutare ogni espressione in un racconto che travalica la contingenza stessa degli elementi.
«Spesso una foto racconta più di quanto possano fare le parole. In silenzio ci mostra la realtà e permette alle nostre emozioni di parlare, di farci immedesimare e, se siamo fortunati, di comprendere un pezzo di mondo». Questo, come dicono i curatori, è il messaggio della mostra “Ritratti della memoria” inaugurata a Firenze nella sede della Fondazione “Robert F. Kennedy Human Rights Europe”, tra le più importanti organizzazioni per la difesa dei diritti umani.
La mostra racconta l’esilio del popolo Saharawi, un popolo che reclama la propria identità. Dodici scatti che fermano la realtà e suscitano nel visitatore forti emozioni. Fatima, Islem sono tra i rifugiati del popolo Saharawi, da quarant’anni esiliato dalla propria terra, il Sahara Occidentale tra il Marocco, la Mauritania e l’Algeria.
Alessandro Lanzetta e Celia Varela Dueñas, gli autori degli scatti, hanno lavorato tra il 2012 e il 2013 nei campi di rifugiati Saharawi nel sud Algeria per conto di organizzazioni umanitarie europee. «In questo periodo» spiegano gli autori «abbiamo pensato ad un progetto fotografico capace di raccontare sia la vita in un campo di rifugiati sia la storia di un popolo che da 40 anni vive una quotidianità fuori dalla propria terra. Abbiamo voluto farlo attraverso degli oggetti che per ognuna delle persone fotografate avessero un forte valore simbolico».
La mostra “Ritratti della Memoria”, dopo l'inaugurazione a Firenze, è già arrivata anche a Bologna, sabato scorso 28 novembre. Nella serata seguita all'esposizione, gli autori hanno raccontato il progetto e la realtà storico-culturale in cui vive il popolo Saharawi, sono stati proiettati alcuni video e approfondito l'argomento anche con la partecipazione di Claudio Cantù, Coordinatore del progetto “Campi profughi Saharawi, Tifariti (territori liberi del Sahara Occidentale)” - Cooperazione Internazionale decentrata, area Saharawi. L'evento è stato organizzato dall'associazione culturale La Comunicazione Diffusa.
La mostra continuerà ad essere... itinerante.
Per info: segreteria@lacomunicazionediffusa.it,
pagine facebook EPS Factory e La Comunicazione Diffusa
o al numero 051 4842456.