Nicolas Barreau
Parigi è sempre una buona idea
Feltrinelli, 2015, pp. 266, € 15,00
Sarà che bisogna sopravvivere a questo brutto momento storico – non si tratta solo di Parigi – sarà che non dobbiamo diffondere la psicosi della paura, per questo il titolo di questo romanzo mi ha subito conquistato, e così mi sono lasciata trascinare da una storia raccontata bene, con un intreccio interessante e un finale non tragico. Cosa da non sottovalutare ora, se si vuole mantenere un po’ di equilibrio psicologico ed emotivo.
C’è una piccola cartoleria parigina dove lavora Rosalie, con forte delusione della madre che nutriva grandi aspettative per lei. Ma Rosalie ama disegnare, e la cartoleria le dà anche la possibilità di realizzare i biglietti dei desideri, che personalizza secondo le richieste dei clienti. Comunque le entrate sono modeste. C’è anche un famoso scrittore di storie per l’infanzia, che abita fuori Parigi, settantenne che si definisce ormai senza idee, ma incalzato dal suo editore perché scriva una storia nuova, da illustrare. C’è anche un giovane professore americano che accetta un incarico alla Sorbona, deludendo le aspettative della sua famiglia di prestigiosi avvocati newyorkesi, nonché quelli della fidanzata che lo vede partire per oltreoceano. La madre di lui, che aveva parenti francesi, era stata a Parigi da ragazza, poi ci era tornata con grande entusiasmo insieme al figlio allora adolescente. Alla sua morte il notaio consegna a Robert – questo il nome del giovane – una busta contenente un manoscritto, La tigre bianca, dedicato proprio alla madre, ma solo con una sigla, una storia che lei gli aveva raccontato tutte le sere quando era bambino.
È intorno a questo manoscritto che si sviluppa il romanzo, una specie di giallo, perché la storia data alle stampe dal famoso scrittore per bambini ed illustrata da Rosalie – suo grande momento di fortuna e notorietà, nonché inizio di una nuova sicurezza economica – è la stessa che Robert ha avuto dal notaio. Tra scontri, accuse, minacce di denuncia per plagio, sorprese, seguiamo i protagonisti per le strade di Parigi, saliamo sulla Torre Eiffel per una veduta mozzafiato della città, andiamo nelle boulangerie profumate, nei negozietti, passeggiamo sul lungo Senna fino al Pont Des Arts con i suoi lucchetti d’amore eterno, incontriamo una serie di personaggi minori ma altrettanto ben delineati. Ci preoccupiamo, stiamo col fiato sospeso, ma alla fine torniamo a sorridere. E questo era necessario.
Marisa Cecchetti