Arto Paasilinna
Il liberatore dei popoli oppressi
Traduzione dal Finlandese di Francesco Felici
Iperborea, 2015, pp. 320, € 17,50
Quando si legge Arto Paasilinna si ha l’impressione che lui stia giocando, tanto è l’abilità con cui muove i suoi personaggi, quasi marionette sulla scena. È come se ci trovassimo davanti ad una fiaba, dove c’è il male e c’è il bene, dove si susseguono azioni veloci, ci si sposta magicamente da un luogo all’altro come fuori del tempo, dove tutto è possibile. Anche nelle avventure del suo protagonista tutto è possibile nonostante difficoltà inimmaginabili, e come nelle fiabe o nei cartoons l’eroe non muore mai, pur vivendo in contesti quasi surreali dove le azioni stesse finiscono per essere guardate, da chi le crea, con una punta di sorriso divertito.
In realtà Paasilinna affronta, in questo modo leggero, un problema enorme, quello del rispetto dei diritti umani all’interno di sistemi di governo totalitari, sia di destra che di sinistra. E dimostra che i diritti sono ugualmente calpestati, con violenza fisica e psicologica di ogni genere.
Anni ’80 del secolo scorso: in Finlandia il glottologo Viljo Surunen e la maestra di musica Anneli Immonen, per profonde ragioni e convinzioni personali, persone dotate di un grande cuore, “si promettono di unire le loro forze per aiutare i prigionieri politici di tutti i paesi”. Scrivono lettere a non finire ai vari governi, finché Viljo Surunen decide di partire per salvare Ramón López, docente universitario, padre di tre bambini, che marcisce da anni in una prigione del Morterey, fantasioso paese del centro America dove vige un regime dittatoriale, dilagano corruzione, violenza, ignoranza greve, brutalità di ogni genere, dove si susseguono arresti e torture contro chi è sospettato di avere simpatie di sinistra.
Le sue peripezie sono rocambolesche: fiducioso nella libertà di parola, finisce sotto tortura e viene miracolosamente salvato da un terremoto. Trova gli espedienti per infilarsi nella prigione dove è detenuto López, grazie all’ignoranza di chi deve aggirare, e libera non uno ma vari prigionieri, uno dei quali estimatore profondo dell’URSS, dove secondo lui si è davvero realizzata l’uguaglianza e la giustizia sociale.
Ovviamente Surunen gli crea la possibilità di stabilirsi in un paese socialista dell’Est, tale Delatoslavia -i nomi dei paesi sono scelti ad arte!- dove, credendo di trovare il paradiso in terra, è costretto a ricredersi davanti alla brutalità dei sistemi di governo nei confronti di chiunque osi parlare contro. Anche qui il nostro glottologo si trasforma in eroe che riesce a salvare, con strategie e strumenti che rasentano la comicità, dei dissidenti chiusi in un ospedale psichiatrico. Porta qualcuno in salvo fuori del paese, riuscendo “a dormire il sonno del giusto fino alla stazione di Vienna Est”.
Marisa Cecchetti