“Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana”, a livello didattico-educativo, è un filtro efficace per aprire un dialogo interculturale. Se letta e guidata attentamente, la mostra può diventare un ottimo strumento per riflessioni sul senso dell’arte nelle diverse culture comparate, anche in relazione a quelle presenti nelle nostre scuole; un insegnamento utilissimo specialmente nell’infanzia quando il campo di apprendimento, scevro da ogni convenzione, è fertile. I bambini sono pronti a recepire qualsiasi messaggio basti che l’educatore adotti le strategie adeguate, affinché sia preservata la loro sfera sensibile ed emotiva.
“Bellezza divina” non è solo una mostra ma un’opportunità per gli studenti di ogni ordine e grado, per una riflessione sul mistero dell’esistenza e sui mali che affliggono l’umanità.
L’arte, in qualsiasi forma si manifesti non può essere altro che ricchezza, una ricchezza per lo spirito, tale è “Bellezza divina”, un libro aperto che di pagina in pagina rivela attraverso forme, linee e colori, il senso puro della bellezza in una visione storico-temporale.
Il senso del sacro che colpisce come primo elemento viene immediatamente assorbito da altri valori e da altre valenze in una prospettiva globale.
L’arte può essere indice di turbamento quando, e in positivo, scuote le coscienze ma è uno dei mezzi più efficaci per coinvolgere l’individuo e indurlo a pensare, e nel caso della mostra, alla realtà sociale e alle varie problematiche che sconvolgono il mondo.
La mostra è un percorso in cui ogni artista, con un linguaggio diverso ci comunica attraverso l’elemento sacro un proprio messaggio che ci invita a riflettere sulla condizione dell’uomo al di là di ogni credo religioso. Leviganti sono le opere dalle quali spira la purezza dei sentimenti: Maria dà luce ai pargoli cristiani di Adolf Wild, la delicatezza dei pensieri: Madonna col Bambino di Libero Andreotti, l’eleganza espressiva: Annunciazione di Vittorio Colcos, la semplicità degli elementi: il Presepio di Arturo Martini, la poesia nella Natività di Pietro Bugiani. Il grido di dolore, la passione e il dramma della morte riconducibili all’intera umanità toccano profondamente, come: Ecce Homo di Georges Rouault, una rappresentazione pungente della sofferenza prodotta dall’ingiustizia e dalla violenza, Cristo e la Veronica di Otto Dix nel cui espressionismo è palese il suo dissenso dalla guerra e dal regime nazista; temi, figure e personaggi, ognuno portatore di verità e di bellezza nel linguaggio più raffinato dell’arte.
Poche opere ho citato in modo esemplificativo, ma la bellezza dell’intera mostra si può godere soltanto visitandola.
L’esposizione ha la prerogativa di renderci complici degli artisti e di coglierne con un intimo rapporto emozionale gli aspetti più peculiari che caratterizzano il cambiamento epocale dell’arte.
Le opere suscitano emozioni, sensazioni, afflati per il senso di “bellezza” che vi si coglie e invitano a una pausa per essere decodificate nei messaggi che intendono comunicare.
L’arte infatti è comunicazione e trasmissione di suggestioni, di pensieri, un traslato per guardare in noi stessi, una pausa per volgere lo sguardo al mondo.
Il rapporto tra arte e sacro è l’elemento che appare subito leggibile nel percorso della mostra, ma nel complesso le opere sono espressione del cammino dell’umanità e della complessità dell’esistenza in un rapporto stretto con la storia.
Ogni opera cattura e invita a riflettere ma una in particolare ha fermato il mio passo, un’opera non grande nelle dimensioni ma immensa nel significato: L’Angelus di Millet.
Un quadro che mi trasporta nell’atmosfera della mia infanzia, alla serenità della vita campestre, alla semplicità degli affetti, a una spiritualità legata alle cose semplici della vita, due figure che nell’umiltà del gesto trasmettono nella più pura intimità pace e amore al mio cuore. L’Angelus si muta in una speranza, nell’Annunciazione di un nuovo giorno di pace per l’intera umanità che superi ogni diversità e annulli ogni disumana violenza che mai come in questi giorni tocca così profondamente il mondo.
Anna Lanzetta
Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana
Firenze. Fondazione Palazzo Strozzi in collaborazione con l'Arcidiocesi di Firenze e con il sostegno di Banca CR Firenze. A cura di Lucia Mannini, Anna Mazzanti, Ludovica Sebregondi, Carlo Sisi.
Fino al 24 gennaio 2016. Orari: Tutti i giorni inclusi i festivi 10:00-20:00 | Giovedì 10:00-23:00.
Info: Tel +39 055 2645155 | info@palazzostrozzi.org